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differenza di genere e femminismo

Una cultura che privilegia un soggetto a discapito di un altro è un modello mentale, sociale, cognitivo che produce discriminazione e sbilanciamento di poteri tra gli individui di diverso genere.
La differenza di genere è un lascito millenario dei nostri avi, che oggi vive la sua forma più recalcitrante; non è morta e vive nelle pieghe delle nostre idee, nelle istituzioni, nelle famiglie e ancora oggi ci condiziona e ci orienta nelle scelte; una strada nuova è possibile.

Voglio affrontare un tema a cui tengo particolarmente ed esporlo dal punto di vista di una evoluzione sociale e culturale in piena espansione con dei riflessi, per i singoli individui, di notevole impatto relazionale: la differenza di genere e le sue voci all’apparenza sottaciute, invisibili e invise.

Partirei da un elemento importante, una linea guida per nulla scontata che si oppone a un pensiero millenario ancora oggi vivo in tutti noi. Il pensiero o movimento di idee che prova ad emergere e creare le condizioni per un ampio, sostenibile e fruttuoso incontro tra i generi è il femminismo. Esso merita una breve premessa nella definizione del termine e alla sua attuale connotazione. Spesso la parola femminismo è incompresa  o trasformata in altro oppure usata per etichettare delle persone senza averne il senso reale del suo significato.

Il femminismo è un movimento di idee e politico atto ad eliminare nella società la differenza di genere e riportare gli individui ad una sostanziale parità, sia formale (diritti, leggi, economie) che sociale (comportamenti, educazione, condizionamenti, base relazionale).

Una più ampia illustrazione è splendidamente esposta da Maura Gangitano (clicca qui per aprire il video) che esprime questo concetto e conclude il ragionamento: “se pensi che siamo tutti uguali, ho una bella notizia… sei femminista!”

Nella condizione in cui si riconoscono i benefici della parità o nell’ingiustizia di una diseguaglianza supportata da un carico culturale e da una tradizione Patriarcale, allora è possibile alzare uno sguardo ad uno scenario diverso o perlomeno avere percezione di ciò che accade intorno a noi e porsi nello spettro della percezione attiva innescando moti riflessivi o prenderne coscienza.
La differenza di genere si manifesta e si palesa in ogni ambito della vita sociale, economica, istituzionale e relazionale; è un processo in divenire sempre più palese che produce anche risposte aggressive; genera contrasti, incomprensioni, reazione ad una prevaricazione di un individuo sull’altro che in un arco temporale relativamente breve (un paio di generazioni) è diventato discutibile, oggetto di attenzione fino ai giorni nostri e di conseguenza: insostenibile e inaccettabile per molte persone (non solo donne!).

Ora, da questa premessa possiamo dire che uomini e donne avrebbero un enorme vantaggio a vedere la parità come una risorsa, ma il proprio ambiente formativo, e qui includo tutta la società: dalla famiglia alla scuola, dai luoghi di lavoro ai luoghi di aggregazione sociale, dalla pubblicità agli stereotipi di genere, portano in seno un “modo di pensare” conservatore, rigido e “secolare”.
Ci si accorge del cambiamento e non lo si accetta. Magari formalmente si inizia ad avere contesti di discussione e di consolidamento nei nostri ordinamenti giuridici di una parità formale, non che essa sia apparenza… è solo un punto di inizio, in quanto la partita sostanziale si gioca negli ambienti educativi e formativi.

Evito di porre l’accento sulla cultura patriarcale come origine e punto essenziale di questo ragionamento. Voglio passare a quello che è la disarmonia prodotta da questo scompenso: tra ciò che era fino a qualche tempo fa e ciò che è oggi, e ciò che ha prodotto nelle relazioni in particolar modo a quelle più intime tra i due sessi. Il parlare di parità è in fin dei conti la possibilità della donna di esprimersi come meglio vuole, fin tanto parleremo di emancipazione possiamo esser certi che la parità è ancora un traguardo.

Vediamo due aspetti introspettivi di questo racconto: Il disagio e la risorsa.
Da dove nasce il disagio e il conflitto? Da una parte chi per “tradizione” è rivestito o intriso di diritti che ritiene connaturati nel suo essere semplicemente maschio e uomo e dall’altro degli individui che ritengono il loro vivere sociale meriti una parificazione e la libertà di potersi comportare come tutti gli altri e non essere sottomesse ad una cultura del dovere che non esiste più formalmente ma che condiziona e produce effetti come sensi di colpa e inadeguatezza.

Le persone che si trovano in questa condizione, uomini e donne, vivono un profondo disagio. Una manifestazione chiara sono i conflitti nelle relazioni di coppia, nel mondo del lavoro, nella vita sociale e cosi via.
Nella professione di counselor e nelle mie attività sociali ho visto e percepito un profondo senso di impotenza o ribellione, una incomprensione su ciò che accade o su come si vorrebbero riappropriarsi di un proprio stato di quiete e benessere in una relazione pacifica e sostenibile con l’altro. I retaggi culturali, la formazione personale, la differenza di genere e l’identificazione nei ruoli sono un forte freno a quel senso di pienezza che si assapora ma sembra non arrivare e a volte sia impossibile da raggiungere.

Bene c’è una soluzione, una fra tante nel ventaglio delle opportunità: arrendersi! Sarà così… perchè ci conviene!

La risorsa nell’avere una libertà individuale ed una parità di genere è una convenienza per tutti; senza una diversità, pluralità di punti di vista, particolarità, approccio alle situazioni si perdono potenzialità e opportunità come se da una tavolozza cancellassimo una quantità di frequenze. Il passaggio dal disagio alla risorsa è un cammino a volte difficoltoso e impervio, ma la meta è un arcobaleno dopo la tempesta.

Essere seguiti in questi passaggi e prendere coscienza di sé e ciò che si vuole veramente è una spinta formidabile. Parlo della mia esperienza e degli enormi benefici di un moto interiore il quale porta a nuove dinamiche e iterazioni nella vita sociale, familiare e di coppia la maggior parte delle volte migliorative.

 

Luca Battaglia

Counselor Relazionale e Mediatore abilitato. Le consulenze sono dedicate a coloro che vivono situazioni di disagio. Facilitatore della comunicazione per riscoprire e potenziare le proprie risorse per l’accrescimento personale, raggiungere obiettivi desiderati dal cliente. Consulente Relazionale e Sessuale, rivolto a coppie e singoli nell’ambito dell’educazione, prevenzione e gestione del disagio sessuale non patologico; mediazione tra partner, presa in carico di situazioni conflittuali. Si effettuano consulenze inerenti la definizione dell’identità sessuale (identità di genere, orientamento sentimentale e sessuale, ruolo di genere), delle coppie (monogame, non monogamia etica, poliamore ecc). Servizio di coaching e percorsi dedicati. Fondatore e presidente della APS Cambiamenti operante nella divulgazione sulla differenza di genere, con particolare attenzione al maschile nelle relazioni.

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Counselor Relazionale e Mediatore abilitato. Le consulenze sono dedicate a coloro che vivono situazioni di disagio. Facilitatore della comunicazione per riscoprire e potenziare le proprie risorse per l’accrescimento personale, raggiungere obiettivi desiderati dal cliente. Consulente Relazionale e Sessuale, rivolto a coppie e singoli nell’ambito dell’educazione, prevenzione e gestione del disagio sessuale non patologico; mediazione tra partner, presa in carico di situazioni conflittuali. Si effettuano consulenze inerenti la definizione dell’identità sessuale (identità di genere, orientamento sentimentale e sessuale, ruolo di genere), delle coppie (monogame, non monogamia etica, poliamore ecc). Servizio di coaching e percorsi dedicati. Fondatore e presidente della APS Cambiamenti operante nella divulgazione sulla differenza di genere, con particolare attenzione al maschile nelle relazioni.

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