
La vera rivoluzione è interiore: visitare le stanze del proprio cuore, ripulirle dal superfluo e dagli accumuli stagnanti, per arredarle in modo nuovo secondo il principio della bellezza e dell’amore.
Il tempo che stiamo vivendo mi esorta a rientrare nel mio spazio intimo e nel mio cuore. Rivedo me da bambina nell’età dell’infanzia e in quella della latenza. Ho frequentato una piccola scuola di campagna che la domenica si trasformava in chiesa. In tutta la scuola ricordo venticinque alunni al massimo: tre insegnanti, una bidella (oggi operatrice scolastica), la dirigente scolastica a tredici chilometri di distanza circa. Visitava la scuola una o due volte l’anno. In questo ambiente privo di sorveglianza le maestre si trattenevano nell’atrio a parlare tra loro, facendo lavori a maglia e scambiandosi ricette di cucina. Cose di certo piacevoli se non fosse che in una mattinata di scuola di cinque ore il tempo dedicato alla lezione era ridotto al minimo. E noi alunni eravamo lasciati in balìa di noi stessi. Avevo una voglia matta di studiare, di apprendere, di conoscere, ma ero davvero poco stimolata a farlo anche perché l’impegno era dato per scontato e la gratificazione era quasi nulla. La percezione era di essere invisibile, ma in alcuni momenti un peso. Con questa realtà vissuta da bimba ho voluto confrontarmi, e ancora oggi vi faccio i conti.
Riguardare la propria vita con gli occhi di un adulto è un privilegio che ho voluto regalarmi. Il mio vissuto mi ha resa particolarmente sensibile a tutto ciò che riguarda il mondo più intimo di bambini, adolescenti e genitori, e a quello del bambino che continua a vivere nel cuore di ogni adulto. Un bambino molte volte nascosto, ma ancora provvisto dei suoi desideri, dei suoi sogni, della sua meravigliosa voglia di vivere, la stessa che l’ha portato a incarnarsi per fare esperienza terrena.
Nasciamo con un’impronta psichica che ha in sé una specifica progettualità di vita, spesso potenzialmente diversa dall’ambiente che ci accoglie. Sin da piccolissimi siamo chiamati a fare una prima scelta, del tutto inconscia, tra le esigenze dell’ambiente che ci riceve e quelle del divenire del nostro sé potenziale. In genere scegliamo di adattarci trovando per istinto un modo che ci procuri approvazione dall’ambiente, che ci assicuri amore, cura, protezione e nutrimento innanzitutto dai nostri genitori, che sono il frutto di una storia simile alla nostra, ma in tempi diversi. In questo modo l’ambiente che accoglie un bambino viene interiorizzato e tende a riprodursi nel qui e ora in ogni situazione futura, determinando ogni volta un conflitto tra la progettualità della sua impronta psichica e la staticità degli schemi di pensiero acquisiti dall’ambiente.
In uno dei miei libri sulla genitorialità responsabile ricordo di aver letto che tra tutte le relazioni esistenti, quella tra genitore e figlio sia la più difficile poiché è l’unica che nasce da una situazione di dipendenza assoluta, importantissima nei primi mesi di vita, e ha come obiettivo l’autonomia. La scrittrice e psicologa Alba Marcoli, nel suo libro “Il Bambino Nascosto”, scrive: “Se il mondo che ci ha ricevuti da bambini ci ha offerto come modello di relazione privilegiata un rapporto di totale dipendenza che invece di evolvere verso l’autonomia si è cristallizzata nel tempo, sarà questa modalità di porre noi stessi che segnerà le altre relazioni della nostra vita. Ci diventerà allora probabilmente insopportabile l’idea della separazione (che implica inevitabilmente il distacco da qualcosa o qualcuno o qualche periodo che si lascia alle spalle), a meno che non intervenga una vera e propria rivoluzione che modifichi il nostro mondo interno”.
Credo che trovare il coraggio di guardare dentro il nostro cuore sia la rivoluzione! Per osservarsi con gli occhi dell’amore, per prendere una distanza da ciò che è ormai obsoleto e non più utile ai fini evolutivi e accedere a risorse interiori che ci aiutino a porci in modo nuovo nella relazione con noi stessi e col mondo esterno.
E’ questo il lavoro che ho scelto di fare quando sono diventata madre, risvegliata dal fuoco dell’istinto materno che naturalmente antepone la vita dei figli alla propria. Una scelta per la conquista della mia autonomia come persona e per facilitare i miei figli ad evolvere verso la loro. Una scelta di cuore che mi dona e dona libertà. È anche questo il lavoro che aiuto a compiere ai clienti che si rivolgono a me come counselor.
In un periodo di vita che segna la fine di un delicato e importante processo di separazione, constato ancora una volta che la distanza fisica è altro dalla distanza psichica. Quanto più nella vita mi identifico con persone, cose, idee che fanno parte di me tanto da concepirle come mia estensione, tanto maggiore sarà la difficoltà a staccarmene, poiché è come se venissero a mancare dei garanti della mia esistenza, per usare un termine di Racamier, psichiatra e psicoanalista francese. A poco vale allontanarsi fisicamente da persone e situazioni se quelle persone e situazioni ce le portiamo dentro, poiché continueranno a influenzare le nostre decisioni.
Come disse un relatore in uno dei seminari a cui ho partecipato, “la genitorialità è un lungo processo di addio” che inizia dalla nascita. “Negare la separazione significa negare la vita che, essendo in continuo divenire, è fatta di costanti separazioni da momenti precedenti a quelli successivi” (A. Marcoli)
Per questi motivi, per gli studi fatti e soprattutto per le esperienze di vita, penso che il modo migliore per aiutare i ragazzi a raggiungere la loro autonomia e crescere in modo armonioso e nel rispetto della loro originalità, sia fare un lavoro profondo su se stessi. Il tempo di qualità che dedichiamo a noi stessi è tempo di qualità che dedichiamo agli altri, così da non chiedere loro inconsciamente di rispondere a nostri bisogni insoddisfatti.
Come detto sopra, la vera rivoluzione è interiore: visitare le stanze del proprio cuore, ripulirle dal superfluo e dagli accumuli stagnanti, per arredarle in modo nuovo secondo il principio della bellezza e dell’amore.
Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.
Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.
Bellissimo. Scrivi benissimo. Complimenti cara 😘
Monica grazie!! Un abbraccio grande