
Quanto siamo portati a conservare e mantenere le stesse abitudini, gli stessi atteggiamenti, le stesse relazioni anche quando sono ormai consumate, lacerate, prive di entusiasmo ed energia e troppo spesso anche nocive e malsane? Perché, allora, non vogliamo cambiare? Cosa ci frena? Cosa ci spaventa?
“Cambiamento è solamente un’altra parola che sta a significare crescita, un sinonimo di apprendimento”. (Charles Handy)
Ieri mattina, appena sveglia, mi sono imbattuta in questa citazione.
Ed io:”Certo!” – Ho pensato, mentre tornavo indisturbata a fare le mie cose. –
Per tutto il giorno, però, ho avuto questo pensiero che mi frullava nella testa, forse perché io stessa sono in fase di cambiamento in questo periodo – dilettandomi alternativamente tra le mie care amiche resistenze e tanta voglia di andare in contro allo sconosciuto nuovo -.
Ma cos’è, allora, il cambiamento?
Cambiamento, per me, fa rima con movimento.
Movimento è oscillazione, attrito, contrasto, intesa, accordo, disaccordo, armonia, tensione, consenso, dissenso, azione, scelta; il movimento sposta, crea, trasforma.
Cambiamento, quindi, è trasformazione. Mutamento delle cose e delle persone.
Ma quanto avvertiamo il cambiamento come occasione o opportunità?
Eppure il cambiamento è una disposizione innata, una capacità che noi tutti abbiamo dentro. Perché tutto cambia. Continuamente. Ce ne accorgiamo dai segni sul nostro corpo, dai nostri figli che crescono, dal ciclo delle stagioni che si susseguono inesorabilmente… Certo è: “l’unica costante nella vita è il cambiamento. (Buddha)“
E ora mi viene in mente anche la parola autenticità. Che significa autenticità ?
” Riguarda ciò che è autentico, genuino, ossia che non è falso o falsificato e che può dimostrarsi o imporsi come vero”. (Autenticità – wikipedia)
Quanto siamo autentici, dunque? Quanto lo siamo in primis con noi stessi?
Non può esserci cambiamento, non può esserci trasformazione, non può esserci crescita senza dolore, senza sofferenza. E’ stato detto da qualcuno che la sofferenza è figlia della libertà. Il dolore è, quindi, la leva della trasformazione;
quest’ultima è l’unica via per costruire e creare il passaggio, lo spostamento che conduce verso la libertà, verso il benessere. Verso e attraverso la Vita.
Trasformazione che crea la libertà e che si crea dalla libertà. E dall’indipendenza, dalla coscienza, dalla conoscenza… in primis di noi stessi.
Se è vero che ci adeguiamo a situazioni, a persone e che viviamo nella ormai nota “zona di comfort” è vero anche che il cambiamento prevede azione e attraversamento dei limiti con cui ci confrontiamo ogni singolo giorno. Siamo bloccati dalla paura e ci attacchiamo come possiamo alle “sicurezze” che abbiamo intorno, anche se ci provocano dolore, malessere, insoddisfazione, frustrazione; sono strade conosciute, che ben sappiamo guardare in faccia e con cui abbiamo imparato a convivere (e con che fatica!). Quanta paura del vuoto, del baratro, dell’ignoto, del buio, del crollo. Quanta paura della felicità, del successo, del giudizio, della solitudine, del senso di colpa. Il nostro volto addobbato di debolezze e limiti riflesso in uno specchio deformato e sformato dalla paura.
Che si fa, allora? Qual è la chiave che apre la porta alla forza di agire e al coraggio di muoversi?
E’ necessario mettersi in gioco. Un piccolo passo alla volta può bastare. Iniziamo con lo scoprire quali sono i nostri desideri e le nostre attitudini, a esplorare quello che ci piace fare. Diamo un nome e un cognome alle nostre paure e a quello che ci fa tremare. Comprendiamo che non c’è pieno senza vuoto, non c’è coraggio senza paura, non c’è carica senza fermo.
Osserviamoci e accorgiamoci che abbiamo dentro di noi risorse e potenzialità; sta a noi riconoscerle e tirarle fuori all’occorrenza. Occupiamoci della nostra disponibilità, della nostra clemenza e lavoriamo su un concetto tanto basico quanto importante: l’Amore. Perché si cambia solo per Amore di noi stessi.
Amore come energia che oscilla con l’altro e con l’ambiente che ci circonda.
Amore che va a stretto giro con Vita; entrambe necessitanti di essere annaffiate e innaffiate perché vi sia la su citata trasformazione. Amore che costruisce. Amore come ri-nascita, come opportunità. Amore di quell’Amore che è sentirsi accettati, riconosciuti, abbracciati, accolti.
Amore come esperienza di crescita; l’Amore di sé.
Counselor Relazionale Mediacomunicativo, grafologo giudiziario, rieducatore della scrittura e appassionata di tutto ciò che è Danza, Arte, Musica e Natura.