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foglio bianco e potenzialità

L’obiettivo vero non è raggiungere la luna, ma continuare a camminare sorridenti e felici. Trovare qualcosa che sia motore di vita appagante e degna di essere vissuta.

Ho provato a cercarlo sul web, ma senza risultato. Si tratta di un libricino incontrato tanti anni fa che mi aveva trasmesso un messaggio importante. Il protagonista era un bimbo felice che camminava spedito col sorriso stampato sulle labbra, con occhi scintillanti e con amore verso le persone che incontrava sul suo sentiero. Era talmente felice da rendere tale anche il mondo attorno a sé, semplicemente con la sua presenza. Un giorno incontrò un uomo che gli chiese il motivo del suo avanzare sorridendo. Il bimbo rispose che voleva raggiungere la luna. L’uomo, con voce e sguardo spenti, ma con modi molto gentili e rassicuranti, gli disse che poteva anche fermarsi lì, che avrebbe fatto bene a non illudersi, poiché la luna non l’avrebbe raggiunta mai. E il bambino smise di camminare, e smise di essere felice. Si spense, così come era spento l’uomo.

E’ una breve storia, ma con un messaggio diretto e potente. A riguardo riporto una citazione:

Se devi dedicare anima e corpo a qualcosa, fallo per qualcosa che abbia un cuore”.

di Sergio Mazzei (Psicologo, psicoterapeuta, direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work di Cagliari). Aggiungerei: “… e che ti faccia battere forte il cuore!”.

Il bimbo della storia si dedica al proprio cuore, a seguire il suo sogno. E nel farlo è luce per chi incontra. La sua vita è il dono che lascia di sé.

Cosa possiamo fare noi genitori ed educatori per aiutare i bambini a seguire il proprio cuore? Accettiamoli semplicemente nella loro originalità, così come fa un foglio bianco con le loro espressioni artistiche.

Un foglio bianco è lì, davanti a loro, disarmato e pronto a ricevere qualsiasi libera espressione, ogni sfumatura di colore. E’ fermo, docile e paziente, accoglie le linee dritte e curve, i tratti duri e quelli più morbidi, si lascia “sporcare”, senza intervenire. Lascia che si compia il processo di creatività del bambino. Al foglio non importa se il cielo viene colorato di verde e il mare di viola, se i fiori sono tutti neri o tutti bianchi. Non va in ansia se vede sangue, armi e mostri. Corre il rischio di essere piegato, accartocciato e buttato. Ma continua a svolgere la sua funzione di “ascoltatore attivo silenzioso”.  Accetta, e basta!

Nelle mie esperienze professionali noto come tanti genitori abbiano difficoltà a non intervenire durante un processo creativo del proprio figlio, come può essere un disegno. Spesso, pur avendo le migliori intenzioni e in modo estremamente amorevole, invadono la loro privacy con consigli, suggerimenti, regole di come “dovrebbe essere fatto”. Vogliono insegnare, essere fieri dei talenti dei loro piccoli, hanno il tenero bisogno di sentirsi indispensabili. Fanno fatica a non intervenire. Ma ricordiamoci che il disegno è un progetto di nostro figlio, non il nostro. E nel non-intervenire noi esprimiamo accettazione.

Il nostro silenzio e la nostra serenità mentre nostro figlio sta creando comunica accoglienza, benevolenza, fiducia. Quando non interveniamo il bambino/ragazzo riceve massaggi come “Mamma e papà accettano ciò che sto facendo”, “il mio modo di disegnare va bene”. E dunque “io vado bene così!”. Ci può essere un messaggio d’amore più grande di questo?

Non importa cosa ne farà il bimbo del disegno. Potrebbe gettarlo, conservarlo, decidere di rifarlo, regalarlo. L’opera è stata comunque compiuta. La traccia indelebile delle belle emozioni provate non è nel foglio, ma nell’anima. Lo spazio di accettazione, amore, ascolto e fiducia, quell’ambiente familiare che lo ha accolto e supportato nell’atto di creazione, rimane nella sua interiorità. E lì rimarrà ad accoglierlo ancora, come fonte di ispirazione anche in età adulta. Come? Quando? Questo non possiamo saperlo. Ma avverrà.

Al proposito posto un passo di un libro che amo, “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés, che parla proprio di come richiamare “i luoghi familiari” da adulti:

“Come si fa a richiamare l’anima? In molti modi: con la meditazione, o nei ritmi della corsa, del canto, della scrittura, della pittura, della composizione musicale, con visioni di grande bellezza, con la preghiera, la contemplazione, i riti e i rituali, l’immobilità, la quiete, perfino con idee e umori estatici. Sono tutte chiamate psichiche che invitano l’anima dalla sua dimora. Peraltro, consiglio di ricorrere a metodi che non richiedono supporti né posti speciali, da compiersi agevolmente in un minuto o in un giorno. Si tratta cioè di usare la mente per richiamare l’anima-Sé. Tutte abbiamo almeno uno stato mentale familiare in cui realizzare questo genere di solitudine. Per me la solitudine è una sorta di bosco ben ripiegato che porto con me ovunque, e che srotolo attorno a me quando ne ho bisogno. Siedo ai piedi dei grandi alberi della mia infanzia. Da questo luogo privilegiato propongo i miei interrogativi, ricevo risposte, poi arrotolo  di nuovo il mio bosco, riducendolo alle dimensioni di un bigliettino d’amore fino, alla prossima volta. L’esperienza è immediata, concisa, istruttiva.”

Ognuno di noi ha il suo personale “bigliettino d’amore” e il suo modo originale di “tornare a casa” per rigenerarsi. Il mio, ad esempio, è giocare con i numeri. Quando li vedo mi emoziono. Quando sento il bisogno di rilassarmi e avere risposte, mi dedico alla matematica, a svolgere espressioni algebriche, osservare e disegnare grafici. Le emozioni più gradevoli che profumano di casa non tardano ad arrivare, e sono proprio quelle emozioni che mi muovono verso nuovi incontri. Uno di questi è questo video (clicca qui per guardarlo), in cui trovo un’altra entusiasmante proprietà del semplice foglio bianco: portarci sulla luna.

 

 

 

 

Flavia Di Muzio

Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.

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Flavia Di Muzio

Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.

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