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musica musicaterapia counseling

La musica è apprezzata e riconosciuta da tutti come fonte di benessere e piacevolezza, grazie al suo potere evocativo, alla libertà d’espressione intrinseca e al fatto di essere senza età, senza scadenza…

Che vita sarebbe senza musica?

C’è una musica “giusta” per ogni momento della nostra esistenza, per ogni emozione che proviamo… La musica è da sempre una nostra alleata. Da Chopin ai Beatles, dal jazz al rock: nei disturbi dell’umore, nel disagio psichico e nella depressione risulta efficace come alcuni farmaci ansiolitici e antidepressivi.

Già nella vita prenatale si percepisce musica poiché lo sviluppo dell’orecchio umano avviene dalla ventitreesima giornata di gestazione fino al quinto mese. La prima musica che l’essere umano ascolta è data dalle vibrazioni della voce della madre e dal battito del suo cuore: suoni decisamente intimi che scandiranno il tempo della vita intera.

Fin dall’antichità tutte le popolazioni della Terra hanno attribuito al suono e alla musica proprietà benefiche sul corpo e sull’umore. Dagli antichi sciamani di Messico, Mongolia, Africa e Arabia, alle tradizioni del Giudaismo e del Cristianesimo fino alle tradizioni spirituali del Tibet, i suoni sono stati utilizzati come strumento di guarigione, per riequilibrare i chakra e per attivare particolari frequenze del cervello.

Nell’antica Grecia, Apollo era considerato il dio sia della medicina sia della musica. Francis Bacon afferma che i letterati fecero bene a unire nella figura di Apollo la musica e la medicina perché “il compito della medicina non è altro che intonare quell’arpa che è il corpo umano e riportarla nell’armonia”.

Studi scientifici affermano che l’ascolto attivo della musica, oltre a migliorare lo stato fisico e mentale, produce plasticità cerebrale, veicola la condivisione, facilita la comunicazione e il rilassamento e predispone all’empatia, senza contare i benefici dettati dalla riduzione di ansia e stress.

Nel 1993 si parlò per la prima volta dell’”effetto Mozart”: alcuni ricercatori sostenevano che gli studenti che ascoltavano un brano del celebre musicista per 10 minuti, riuscivano con più facilità in compiti cognitivi di vario tipo.

I ricercatori della Comunità mondiale della longevità (Cmdl) promuovono la musicoterapia, soprattutto nell’approccio medico riabilitativo, in quanto affermano che l’ascolto regolare della musica è in grado di allungare l’aspettativa di vita di almeno dieci anni e rientra all’interno delle esperienze formative che allenano il nostro cervello.

“Non c’è solo un valore estetico nel fare musica: dalla sua bellezza intrinseca, in grado di comunicare universalmente, scaturisce un intenso valore etico. La musica è necessaria alla vita, può cambiarla, migliorarla e in alcuni casi può addirittura salvarla”. (Claudio Abbado)

La musicoterapia nasce con l’intento di migliorare la qualità di vita del paziente e si può applicare in due modalità:

1-Nella musicoterapia passiva si fanno ascoltare al paziente della musica o dei suoni, lasciando che gli effetti vadano a modificare il terreno neuropsichico. Si ottiene così il miglioramento delle funzioni neuro-cognitive, il miglioramento dell’umore, dell’apprendimento e dell’immaginazione.

2-La musicoterapia attiva si presenta, invece, come una tecnica di miglioramento della comunicazione e ha lo scopo di favorire il contatto e l’espressione delle proprie emozioni. Il paziente suona e produce musica in prima persona, si muove utilizzando il proprio corpo, canta… La voce non è solo considerata uno strumento ma è qualcosa di più profondo poiché rappresenta la persona stessa.

La musicoterapia è quindi un mezzo di crescita e conoscenza basato sull’individualità e la soggettività, nonché sulla bellezza.

“La musica fonde insieme tutte le singole parti del nostro corpo”. (Anaïs Nin)

La medicina moderna ha continuato ad approfondire le potenzialità degli effetti del suono sul corpo e la mente umani. Si è dimostrato che la musica è in grado di influenzare l’asse ipotalamo-ipofisario, il sistema nervoso autonomo e il sistema immunitario, che hanno, a loro volta, un ruolo chiave nella regolazione del metabolismo e del bilancio energetico. L’ascolto della musica stimola la produzione di endorfine, gli ormoni del “buonumore”.

La musicoterapia è in genere associata ad altre pratiche terapeutiche e può essere efficacemente utilizzata in diversi ambiti, per esempio nell’autismo e nel ritardo mentale, negli adulti come nei bambini. È utile anche per ridurre i sintomi della schizofrenia e controllare gli stati di agitazione associati alle demenze e ai problemi neuronali come, ad esempio, il Morbo di Parkinson. L’ascolto della musica durante lo stadio immediatamente successivo all’Ictus può aumentare il recupero cognitivo e prevenire l’umore negativo.

Nel 2001 l’American Accademy of Neurology ha indicato la musicoterapia come una tecnica per migliorare le attività funzionali e ridurre i disturbi del comportamento nel malato di Alzheimer. Quando riascoltiamo, anche a distanza di anni un brano per noi “storico”, associato a particolari ricordi, emozioni, situazioni, tramite “l’area del ricordo” rievochiamo il momento cui quella canzone è entrata dentro l’animo, così come le emozioni provate. Il motivo clinico esiste: si tratta della corteccia mediale pre-frontal e questa è l’ultima parte nei pazienti affetti da Malattia di Alzheimer ad essere danneggiata.

“Forse la musica è la cosa più vicina all’amore. Ti eleva. Personalmente mi dà le emozioni più vicine a quelle che provo quando mi sento innamorato”. (Ludovico Einaudi)

Al giorno d’oggi la musica di qualsiasi genere è di facile fruibilità: esistono molte piattaforme online gratuite cui è possibile accedere facilmente a questa enorme risorsa che è la musica.

Fatevi un regalo e sintonizzatevi alle frequenze della musica che meglio si sposa con il vostro stato d’animo e vedrete quali fantastici giovamenti avrete. Scegliere la “musica adatta” è un buon esercizio per comprendere quali sono le vostre emozioni del momento e, quindi, per imparare ad ascoltarvi realmente nel profondo.

Ognuno ha il suo personale back ground musicale e, in questo caso, tutto è lecito!

Perfino la “musica triste” è in grado di renderci felici. Il nostro corpo in quei momenti produce prolattina, un ormone che ci trasmette un senso di conforto e sicurezza.

 

Carlotta Invrea

Giornalista e Counselor in formazione, sono una persona curiosa e amante dei viaggi nel mondo che ci circonda e in quello interiore. I miei studi umanistici e artistici mi hanno regalato la convinzione che l’arte in tutte le sue declinazioni possa essere una terapia efficace e un mezzo straordinario per la crescita personale, argomento a me caro da sempre.

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Carlotta Invrea

Giornalista e Counselor in formazione, sono una persona curiosa e amante dei viaggi nel mondo che ci circonda e in quello interiore. I miei studi umanistici e artistici mi hanno regalato la convinzione che l’arte in tutte le sue declinazioni possa essere una terapia efficace e un mezzo straordinario per la crescita personale, argomento a me caro da sempre.

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One Comment

  • Maria Cristina Preti ha detto:

    Articolo interessante, grazie. La musica è per nostra fortuna un linguaggio universale, comprensibile a tutti anche se scatena emozioni e sensazioni differenti.
    La musicoterapia è molto importante nell’attività di counselling, una freccia al nostro arco direi.

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