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La comunicazione del cuore per una genitorialità responsabile

Nella comunicazione del cuore un fattore permette che tutto fluisca: l’amore. L’amore può tutto, quando smettiamo di voler essere perfetti e aderire a modelli preconfezionati.

Ormai non ci provo neanche più. Ogni volta che tento di dire ciò che provo e sento ai miei genitori, loro iniziano con l’elenco dei consigli. Sanno sempre quello che dovrei fare, come dovrei comportarmi, cosa dovrei dire, cosa sarebbe meglio per me. Non mi sento ascoltato. Anzi, mi sento invaso. Per non parlare poi delle volte in cui hanno da ridire sui miei amici. Non si accorgono che così io mi chiudo ancora di più. Così, quando mi sento un po’ giù, preferisco restare in silenzio, cercare informazioni sul web, chattare con qualche amico.

Questa una confidenza di un ragazzo di 13 anni.

Dall’altra parte una richiesta di aiuto dei suoi genitori: “ Non sappiamo più come comportarci, come aiutarlo. Vediamo che ha difficoltà, ma non sappiamo quali. Vorremmo tanto si confidasse con noi! Ci sentiamo impotenti.

Sono esempi comuni di come spesso i figli scelgano di non comunicare ciò che sentono e provano ai loro genitori, erigendo in questo modo dei muri che, col tempo, potrebbero diventare alti e spessi fino a compromettere la loro relazione. Una relazione che, per definizione, nasce come tenera e pregna d’amore.

Nel commento dei genitori mi colpisce la frase: Ci sentiamo impotenti”. Forse non sanno che è proprio quella la loro forza: la loro vulnerabilità, il loro non sapere, la loro umanità. A questo proposito rubo un termine conosciuto dal filosofo francese Paul Ricœur durante una conferenza. Un giornalista gli chiese se secondo lui Dio fosse davvero onnipotente. Ricœur rispose che credeva in un Dio onni-amante, non onni-potente. Un Dio che non può tutto, ma ama tutto.

Non sarebbe bello se fosse così anche per noi, uomini e donne a immagine e somiglianza di Dio? Genitori e non, perché poi, in fondo, siamo tutti genitori. Di certo ognuno di se stesso, ma anche perché “ogni bambino ha una madre e un padre, ma tutti i bimbi hanno tante mamme e tanti papà”, per ricordare una frase di un altro professionista che ha segnato il mio percorso di vita con la sua umanità disarmante, lo psicologo Ezio Aceti.

Possiamo essere genitori onni-amanti, che amano i loro figli e tutti i bambini così come sono, e che li accettano in ogni loro espressione. L’accettazione, infatti, è la chiave per creare e consolidare una relazione sana, nutriente, basata sul rispetto reciproco.

Ma è anche il terreno fertile che permette al seme, il bambino/ragazzo, di diventare ciò che è, e non ciò che vorremmo diventasse. Le potenzialità sono già nel seme, e il terreno non ha altro compito che facilitare il loro sviluppo, con fiducia assoluta.

Le perplessità dei genitori all’idea di un’accettazione incondizionata sono spesse dovute a retaggi culturali, secondo cui il modo migliore per crescere un figlio sia quello di sottolineare gli aspetti fastidiosi e poco piacevoli della sua personalità, credendo in questo modo di poterli cambiare. Il terreno che offrono in buonafede, però, è di non accettazione. La comunicazione si fa di frequente giudicante, valutativa, incalzante, ricca di moniti, ordini, massime morali, etc…  E le risposte dei ragazzi sono spesso di allontanamento, disagio, chiusura, diffidenza, inibizione.

Comunicare accettazione verbalmente non solo è possibile, ma è essenziale affinché si verifichi una crescita armoniosa dell’individuo.

Lo psicologo Thomas Gordon, nel suo libro “Genitori Efficaci”, ci fornisce delle tracce, dodici modalità di risposta che comunemente i genitori (educatori in genere) utilizzano con i ragazzi. Sono modalità che esprimono non accettazione e inibiscono il libero e sereno fluire di emozioni e sentimenti, impedendo la trasformazione del disagio.

Le chiama le barriere alla comunicazione, e sono punti su cui portare costantemente l’attenzione, per poterli riconoscere sul nascere, magari fermarsi e, col tempo e con pazienza, imparare nuove modalità di interazione basate sull’accoglienza piena e incondizionata.

Le riporto nell’elenco sotto, indicando per ognuna una o due frasi che ne facilitino il riconoscimento.

  1. Dare ordini, dirigere, comandare ( Smettila di piangere, di lamentarti; Non mi interessa quello che fanno o dicono i genitori dei tuoi amici)
  2. Mettere in guardia, ammonire, minacciare ( Se non la pianti vai subito in camera tua; Provaci e te ne pentirai )
  3. Esortare, moralizzare, fare la predica ( Sarebbe opportuno che tu facessi, dicessi, fossi, ….; É bene che tu…; Ascolta sempre chi è più grande di te )
  4. Consigliare, fornire soluzioni o suggerimenti ( Hai provato a chiedere a qualcun altro?; Cercati qualche altro amico se con lui non ci stai bene )
  5. Insegnare, argomentare, persuadere ( Quando avevo la tua età, andavo già a fare la spesa da solo; Non bisogna fare gruppetti, i bambini devono imparare ad andare tutti d’accordo )
  6. Giudicare, criticare, opporsi, biasimare ( Ti stai sbagliando; Parli così perchè sei ancora immaturo )
  7. Elogiare, assecondare ( Ce la farai sicuramente; Tanto lo so che sei tanto generoso/a e cambierai idea!)
  8. Etichettare, ridicolizzare, umiliare ( Sei solo un bambino; Ecco… è arrivato il “so tutto io”; Ma fammi il piacere!!! )
  9. Interpretare, analizzare, diagnosticare (Parli così solo perchè non è andata bene l’interrogazione; La verità è che sei gelosa di tuo fratello)
  10. Rassicurare, simpatizzare, consolare, sostenere ( Non preoccuparti, domani starai meglio; La penso come te )
  11. Inquisire, fare domande, indagare ( Hai chiesto agli altri cosa hanno intenzione di fare?; Chi ti ha messo in testa queste idee? )
  12. Minimizzare, cambiare argomento, scherzare, distrarre ( Tutto passa, pensa ad altro; Si è sempre fatto così )

Queste risposte sono tipiche. Comunemente e spontaneamente noi genitori le adottiamo nella comunicazione del cuore con i figli. Ma il messaggio che inviano è di non accettazione. Ripetute nel tempo possono generare sensi di colpa, di inadeguatezza, suscitare risentimento, diminuire l’autostima, indurre i ragazzi a difendersi, etc…  Ci sono modi più efficaci di rispondere alle richieste dei ragazzi, modi che li fanno sentire accettati e compresi. Ci sono anche tempi e spazi migliori di altri per rispondere efficacemente e comunicare loro accoglienza e ascolto. Ne parliamo in un prossimo articolo.

Ulteriori e approfonditi dettagli, esempi, testimonianze, spunti di riflessione, sono disponibili sul libro “Genitori Efficaci, Educare figli responsabili” di Thomas Gordon. Da questo libro ho tratto il contenuto maggiore di questo articolo, in particolare l’elenco delle risposte tipiche genitoriali e gli esempi a fianco. Rimando al libro citato i lettori interessati ad approfondire l’argomento.

Evidenzio, invece, che un ascolto e un linguaggio privi di barriere sono un lavoro di grande delicatezza e amore. Creano intimità nella relazione. Rappresentano lo strumento principe dei professionisti delle relazioni di aiuto: counselor, psicologi, psicoterapeuti.

Questi ultimi, nel setting, ambiente protetto in cui si svolgono gli incontri, offrono un’accettazione incondizionata del cliente, del suo mondo interiore, della sua storia. Accettazione che è la base di ogni possibile trasformazione e crescita.

Per tornare al quesito dell’articolo: “Onni-potenti o onni-amanti?”

Direi che il dilemma è risolto. In fondo significano la stessa cosa.

L’amore può tutto, quando smettiamo di voler essere perfetti e aderire a modelli preconfezionati. Può dove la ragione non è in grado di immaginare, dove la mente non è ancora stata, dove nessuna logica trova la strada per tornare a casa. Amore è Potenza. Potenza è Amore.

 

 

Flavia Di Muzio

Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.

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Flavia Di Muzio

Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.

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