
La generosità è una qualità bellissima, ma quando “ci saccheggia” diventa un atto di indegnità verso noi stessi.
Quando meno te lo aspetti, quando hai dimenticato, accade ciò che desideri da tanto, che stai cercando da tanto. Anche solo un ricordo, la risposta a una domanda posta nel silenzio del cuore, la chiave di lettura di una situazione ingarbugliata, apparentemente senza uscita.
La tua o di chi è con te in quel momento. Di certo, qualcosa che serve a qualcuno o a qualcosa, altrimenti non sarebbe arrivata. E’ ciò che è successo a me qualche giorno fa. Ero a cena con un gruppo di adolescenti e, all’improvviso, un ricordo. Una storia letta su un libro di terza elementare dal titolo “Mansueto sì, ma non imbecille”.
Si tratta della storia di un uomo amorevole, comprensivo, rispettoso, buono e accogliente, stimato e apprezzato da tutti. Era in fila per entrare in paradiso. La particolarità di quest’uomo era che, con il passare del tempo, rimaneva sempre nella stessa posizione nella fila. Non avanzava di un passo perché, per vari motivi, permetteva a chi stava dietro di lui di passargli avanti. Pare che le ragioni degli altri fossero tutte più importanti delle sue. Ciascuno gli chiedeva di cedergli il posto poiché ad attenderlo c’era il proprio “sogno”. Magari amici del cuore con cui ridere e divertirsi, la famiglia con cui passare un po’ di tempo in serenità, una compagna con cui celebrare l’unione e l’armonia, un posto di lavoro desiderato tanto e da tanto, una vacanza in un luogo meraviglioso, la lezione di musica, una giornata al mare, etc… L’uomo, identificato nella sua estrema generosità, aveva dimenticato che era lì per lo stesso motivo degli altri: il suo sogno. Ma nessuno gli aveva detto che il primo e il più importante destinatario della virtù che incarnava era proprio lui.
Chi mi conosce sa che ho un debole per i bambini e per gli adolescenti. Sono schietti, limpidi, molto pratici e concreti, poco o per niente strutturati, e parlare con loro è fonte di ricchezza e apertura mentale. Il ricordo della storia è venuto a seguito di un episodio poco piacevole vissuto da un ragazzo a cena con noi, e di cui ha voluto renderci partecipi ( ma che scelgo di non descrivere per ovvi motivi di privacy). Dopo aver parlato dell’uomo mansueto ma imbecille conosciuto a scuola, si è aperta una ricca discussione tra i ragazzi. Assieme siamo giunti alla conclusione che la generosità è una qualità bellissima, che quando “ci saccheggia” diventa un atto di indegnità verso noi stessi. Possiamo dare solo ciò che abbiamo, ciò che abbiamo ricevuto e che abbiamo imparato a donare a noi stessi. Inoltre diamo con generosità quando sentiamo di voler fare un dono, per il piacere e la gioia di dare, e non perchè ci sentiamo costretti, per dovere, o quando pensiamo di poter ricevere qualcosa in cambio. Possiamo parlare di generosità quando vogliamo davvero donare, quando lo sentiamo nel cuore e quando non abbiamo aspettative.
Ci siamo chiesti quale potesse essere il reale motivo dei tanti “sì” dell’uomo della storia. Il suo sogno era importante alla pari di quello degli altri. Per procedere, bastava dire di “no” alle tante richieste. Dopotutto era in fila come tutti gli altri, e la stava rispettando. Il motivo era l’amore, la generosità verso gli altri, oppure la paura? All’unanimità i ragazzi hanno risposto “la paura”.
Dire “no” alle richieste esterne che non risuonano con la nostra verità, e dire “sì” al proprio sogno significa correre dei rischi. Assumersi il rischio di fare qualcosa che il nostro cuore vuole, amerebbe fare, desidera ardentemente, ma che il nostro condizionamento ci dice essere sbagliato. O anche il rischio di fare qualcosa che ci è stato detto non essere in grado di fare o non ancora in grado, che è troppo presto fare, che non sappiamo ancora fare bene, che non ci è permesso fare ( da chi? ), che “ma dove vai che sei appena uscito dall’uovo!!!” Come se esistesse un modo di imparare diverso dall’esperienza, un modo diverso dal tentare, tentare, tentare… sbagliare, e tentare ancora.
Abbiamo provato a fare una piccola lista dei rischi possibili nel dire “sì” a se stessi, quelli che ci sono venuti in mente a cena. Eccola qui:
il rischio:
- di essere giudicati, etichettati
- di essere disapprovati, umiliati, rifiutati, offesi
- di mostrare la nostra sensibilità, la nostra vulnerabilità, la nostra infinita dolcezza, e che qualcuno possa approfittarne
- di arrabbiarci e di mostrare la nostra rabbia
- di mostrarci indifesi, spaventati, insicuri, sgangherati, fragili
- di non essere perfetti
- di scoprire di non essere “nessuno”, di non essere chi abbiamo sempre pensato di essere
- di guardare in faccia la propria insoddisfazione
- di essere incompresi
- di non piacere alle persone
- di deludere qualcuno
- di non avere nessuno che ci sostenga e che tifi per noi
- di scoprire di non aver vissuto, ma sopravvissuto
- di accorgersi che si sta lavorando per il sogno di qualcun altro
- di conoscere il proprio vuoto
- di rimanere soli
ma anche il coraggio:
- di essere fedeli a noi stessi
- di contattare e di esprimere le nostre emozioni
- di essere fieri di noi stessi
- di essere felici, di realizzarci
- di sentire ciò che davvero vogliamo, di conoscere di cosa abbiamo bisogno e imparare a darcelo
- di diventare la persona che desideriamo diventare e non quella che gli altri vorrebbero diventassimo
- di essere gli unici proprietari del nostro spazio e di scegliere come arredarlo e chi far entrare
- di essere autentici, capaci, unici, originali
- di amare chi vogliamo e come vogliamo
- di essere amati per come siamo.
Realizzare il proprio sogno richiede coraggio. Prendere dei rischi significa prendersi la responsabilità della propria esistenza e riacquistare un po’ per volta il proprio potere personale. Significa relazionarsi col mondo esterno da adulti. Quando non ci aspettiamo nulla dagli altri, ma ci avviciniamo mossi dal puro piacere di stare assieme, con presenza, allora possiamo vederli per ciò che sono realmente: essere umani che fanno il meglio che possono. Esattamente come noi.
Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.
Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.