
La rabbia è un’emozione espressa in tutte le popolazioni del pianeta; essa si manifesta in seguito ad una attivazione neurofisiologica ed è possibile gestire il comportamento
La rabbia è spesso associata a una esperienza negativa ed è denotata come un comportamento evitabile o disdicevole, la quale genera un profondo senso di colpa. Ma è davvero così?
La rabbia viene agita o negata, in gergo comune sfogata o repressa; sarebbe opportuno prendere in considerazione la sua manifestazione o comportamento: aggressività; e la sua origine o accesso alla vulnerabilità che la sottintende.
I comportamenti collerici vengono originati da una vulnerabilità o paura.
Nella cultura collettiva si ha la percezione di un’emozione dettata dall’impulso o dall’istinto e sia registrata come negativa sia “internamente, sia vista “al di fuori” e nella ambivalenza di genere tollerata negli uomini e denigratoria nelle donne.
Prendiamo sul palmo di una mano la rabbia e osserviamola.
Le emozioni (tutte) sono attivazioni neurofisiologiche transitorie che forniscono informazioni in risposta agli eventi (stimoli) della realtà esteriore/interiore; esse sono oggetto della nostra formazione come individuo e dei particolarismi dei vissuti e dalla biologia del soggetto.
Il gestire una o più risposte emotive (i comportamenti) è fondamentale per interagire con l’ambiente e la società. Il comportamento dovrebbe essere generalmente adeguato e funzionale all’iterazione con l’altro; quindi ci è utile formulare la domanda “a cosa mi è utile manifestare la rabbia? Quale scopo si cela dietro il suo esprimenrla?“
E’ facile porsi l’interrogativo di come possiamo “gestire l’emozione” (illusorio) oppure avventurarci nella possibilità di scegliere coscientemente il comportamento a tale sollecitazione.
Ho usato il termine “illusorio” proprio per denotare l’erronea convinzione di non poter controllare un’emozione, poiché il controllo di un’emozione può essere solamente una negazione o una soppressione di una funzione corporea e cognitiva innata e privilegiata.
La rabbia come tutte le emozioni ci da delle informazioni utili su di noi; è importante localizzare dove la sentiamo a livello corporeo (spesso la associamo al fegato e alla bile) ed è importante comprenderne l’effetto transitorio, la durata e l’intensità. Tutte queste informazioni, ribadendo che non hanno connotazione positiva o negativa, ci rendono umani e sensorialmente/fisiologicamente attivi.
Allora possiamo porci nella sua unica possibilità: scegliere come manifestare i nostri comportamenti.
La rabbia è connessa alla sollecitazione di una vulnerabilità (es. inadeguatezza) o da un’altra emozione: paura, vergogna. L’attivazione corporea ci fa capire quanto la rabbia sia legata alla percezione di poter aver subito un’ingiustizia e il manifestarsi con espressioni di aggressività, collera, ira.
C’è un aspetto più psichico nella manifestazione della rabbia legata ad aver subito un danno, la sua reattività è infatti dovuta a un contrastare o non essere prevaricato. Questa è la fattispecie nel sentire l’ingiustizia; non sapendo prendere coscienza dell’emozione e gestirla, la usiamo come soluzione alla minaccia.
In questa narrazione ci allontaniamo fortemente dal nostro sentire e non facciamo un passo di mentalizzazione o consapevolezza del nostro agito e di quello dell’altro. Generalmente sono situazioni in cui viviamo la frustrazione, le aspettative non realizzate, la non-accettazione e l’abbandono; quindi reagiamo scegliendo come soluzione un comportamento forte, sia verbale sia fisico, intento al fronteggiare la minaccia con aggressività.
Quando non ci permettiamo di desiderare, perseguire ciò che vogliamo, di dire, fare ed essere quello che sentiamo come IO piacevole prima o poi la rabbia si fa sentire! (N.Capuano)
Nella nostra condizione umana e nei nostri vissuti ci sono momenti in cui la gestione delle emozioni e l’autocontrollo si abbassa, dovuto alla percezione che ciò che è, dista da ciò che siamo o sentiamo. Ciò che esprimiamo con la rabbia, può essere non accertabile o non accettato, oppure il tentativo di sopprimerla produce una perenne sensazione di trattenere l’inevitabile e sentirsi soffocati da una sensazione di schiacciamento, prevaricazione, abuso o in termini gergali: “masticare amaro”; “ingoiare il rospo”; “verde di bile”; “farsi il fegato”.
Impariamo a nostre spese che la rabbia produce un effetto non desiderabile tanto da vederla come sgradita o inopportuna, tanto da aver paura nell’esprimerla e farci vedere “arrabbiati”.
Uno dei motivi per cui la si considera denigratoria è la facilità di collegare la rabbia all’ira e al suo potere distruttivo. Ma abbiamo la possibilità di una narrazione diversa:
Vediamo il suo manifestarsi e trasformazione in qualcosa di utile!
Il primo passo è modulare il comportamento “arrabbiato” in intensità e direzione. Far si che serva ad un nostro intento o perseguimento e non lasciarla libera sotto impulso o furia. Essa è utile nei processi di dialogo, di emancipazione o persuasione, orientando la percezione e i comportamenti dell’altro. Il significato che vogliamo dare con l’essere arrabbiati può essere: non voglio che tu faccia qualcosa; non voglio essere prevaricato; voglio esprimermi; non disturbarmi o prendere distanza; alzare il tono per essere ascoltati. Quel pizzico di aggressività e veemenza è una qualità per agire e prendersi il diritto “a un posto nel mondo”.
Altra via è la trasformazione della rabbia in grinta o impulso creativo.
Come detto la rabbia ha una correlazione corporea molto vicina (come tutte le “passioni”) alla forza generatrice e creativa. La sua caratteristica fiammeggiante può divampare o scaldare. Può essere motore all’agire e stimolo a conquistare spazio e obiettivi. Non a caso un sinonimo di grinta è aggressività. La rabbia può essere convogliata per dare impeto a una maggiore determinatezza, fermezza, forza, carica emozionale, slancio.
Counselor Relazionale e Mediatore abilitato. Le consulenze sono dedicate a coloro che vivono situazioni di disagio. Facilitatore della comunicazione per riscoprire e potenziare le proprie risorse per l’accrescimento personale, raggiungere obiettivi desiderati dal cliente. Consulente Relazionale e Sessuale, rivolto a coppie e singoli nell’ambito dell’educazione, prevenzione e gestione del disagio sessuale non patologico; mediazione tra partner, presa in carico di situazioni conflittuali. Si effettuano consulenze inerenti la definizione dell’identità sessuale (identità di genere, orientamento sentimentale e sessuale, ruolo di genere), delle coppie (monogame, non monogamia etica, poliamore ecc). Servizio di coaching e percorsi dedicati. Fondatore e presidente della APS Cambiamenti operante nella divulgazione sulla differenza di genere, con particolare attenzione al maschile nelle relazioni.
Counselor Relazionale e Mediatore abilitato. Le consulenze sono dedicate a coloro che vivono situazioni di disagio. Facilitatore della comunicazione per riscoprire e potenziare le proprie risorse per l’accrescimento personale, raggiungere obiettivi desiderati dal cliente. Consulente Relazionale e Sessuale, rivolto a coppie e singoli nell’ambito dell’educazione, prevenzione e gestione del disagio sessuale non patologico; mediazione tra partner, presa in carico di situazioni conflittuali. Si effettuano consulenze inerenti la definizione dell’identità sessuale (identità di genere, orientamento sentimentale e sessuale, ruolo di genere), delle coppie (monogame, non monogamia etica, poliamore ecc). Servizio di coaching e percorsi dedicati. Fondatore e presidente della APS Cambiamenti operante nella divulgazione sulla differenza di genere, con particolare attenzione al maschile nelle relazioni.
Interessante la valenza anche positiva della rabbia come sprone all’azione e alla reattività.
Grazie Luca
trasformare la rabbia in creatività, spinta energetica , leggere l’algra faccia della rabbia.
Che gran lavoro si deve fare ma che grandi soddisfazioni se ne ricavano.
Credo sia una svolta non indifferente sapere che la rabbia è fonte di risorse. Ma soprattutto come usarle, nella creatività per esempio.
Grazie 🙏