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Ho lanciato una domanda aperta a colleghi, amici e utenti: « Di quale emozione ti piacerebbe parlare, quale ti incuriosisce? » dopo la rabbia e la tristezza l’emozione più quotata è stata la sorpresa.

Ed io ne sono rimasta…sorpresa!

In particolare una risposta mi ha colpito : «L’emozione di base meno elaborata e discussa secondo me è la sorpresa »

Interessante no? Elaborare cioè sottoporre questa emozione ad un processo di trasformazione in qualcosa di più comprensibile, assimilabile e discuterne vale a dire analizzarla e confrontarla con le differenti visioni, criticarla anche.

Cosa è la sorpresa, cosa accade quando ci sorprendiamo e come agiamo sull’onda dell’emozione?

Sorprendersi è trovarsi di fronte a situazioni, contesti, discorsi, eventi che consideravamo inattesi, non previsti, non programmati.

Quando ci sorprendiamo la prima reazione fisica è quella di sgranare gli occhi, sollevare le sopracciglia, aprire la bocca e sentire il respiro che si ferma o il battito del cuore accelerare .

Ma questi “effetti” durano poco , poiché lo step successivo è provare un’altra emozione; se l’origine della nostra sorpresa è positiva proveremo gioia, felicità, al contrario sarà la paura ad avere il sopravvento oppure la delusione ed agiremo di conseguenza in entrambe i casi.

Viene naturale pensare che la sorpresa è fugace, di breve durata ma costruttiva, vantaggiosa.

Nel primo caso dovremmo imparare a godere dell’attimo che ci ha sorpresi e resi gioiosi e nel secondo imparare a gestire la paura, a reagire.

C’è un ulteriore dono che la sorpresa ci fa in termini evolutivi : la curiosità.

Quando proviamo sorpresa è inevitabile essere incuriositi da cosa /chi ci ha sorpresi, ad esempio se riceviamo un regalo inaspettato siamo curiosi di sapere cosa è e perché ci è stato fatto, se una persona ci sorprende negativamente siamo curiosi di capire le motivazioni del suo comportamento.

E la curiosità a sua volta genera creatività.

Non possiamo negare che se Caravaggio non si fosse sorpreso di fronte alla potenza della luce non avrebbe provato curiosità nel cercare di carpirne i segreti e creato le opere che ancora oggi ci affascinano. Se Dante non si fosse sorpreso del suo stato d’animo, delle reazione del suo animo rispetto a quanto stava vivendo non si sarebbe incuriosito cercando di comprendersi e comprendere l’uomo e non avrebbe creato la meraviglia che tutti chiamiamo Divina Comedia.

Per venire ai giorni nostri se Greta Thunberg non si fosse sorpresa – negativamente – di quanto poco abbiamo fatto per la salvaguardia del Pianeta non si sarebbe incuriosita alla ricerca di modi per lottare contro i cambiamenti climatici e non avrebbe creato il movimento che tutti conosciamo.

Ci sorprendiamo e a volte volte ci rimproveriamo di farlo. Perché?

Credo che la risposta sia perché quando proviamo sorpresa lasciamo che il bambino che siamo emerga.

La sorpresa è innocenza, è genuinità, è ingenuità. E di conseguenza ci espone.

Sappiamo che le emozioni sono moduli semi volontari del sistema psico-neuro-endocrino quindi la parte non automatica ci porta a controllare l’emozione.

Vale la pena non sorprendersi e rinunciare ai doni che la sorpresa porta con sé?

In fondo sorprendersi di essere sorpresi ci conduce a fare domande, a voler approfondire, a conoscerci un po’ di più ogni volta e di conseguenza evolvere.

La sorpresa è una miccia che accende la gioia, approfittiamone.

Maria Cristina Preti

Counselor della Riprogrammazione Esistenziale Mi rivolgo all’ambito personale, professionale, di gruppo e familiare laddove vi sia un disagio, un malessere o la necessità di fare chiarezza per intraprendere la via più felice per “essere fedeli al proprio compito e far arrivare al cielo la nostra statura”.

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