
l termine ansia deriva dal latino “angere” che significa stringere, costringere… L’ansia è collegata al bisogno di controllare e alla paura dell’imprevisto. Rappresenta una forma di allerta in attesa che capiti qualcosa (si teme di spiacevole).
Può essere anche collegata ad una paura specifica e al panico, che spesso è una rappresentazione esterna della rabbia, quando non è un istinto irrazionale. Non a caso il termine panico deriva dal nome del Dio Pan, metà uomo e metà caprone, custode degli istinti, degli aspetti oscuri e orgiastici della vita degli uomini.
L’ansia va differita dalla fobia che rappresenta uno spostamento di un’angoscia su un oggetto (detto appunto “oggetto di spostamento”), e che quindi è circoscritta, così come va differita dall’ossessione, tipica di chi ha un mentale molto sviluppato e caratterizzato da pensieri egodistonici collegati alla paura.
Le cosiddette compulsioni invece sono reazioni all’ansia, ovvero quei comportamenti che si mettono in atto per evitare forme di ansia: per capire, ad esempio, una compulsione è quella di contare le strisce pedonali quando si cammina per strada.
I profili delle persone ansiose possono essere riassunti così:
- gli stressati (quando la tensione è talmente forte da sfociare in stress costante)
- chi ha difficoltà di concentrazione (ansia inconscia)
- chi somatizza (il corpo invia dei segnali che spesso però non vengono ascoltati)
- chi è vittima dell’ansia cognitiva (paure, preoccupazioni, pessimismo…)
- persone insicure (ansia da prestazione)
- chi si pone con aggressività (problemi al sistema simpatico)
- chi fa fatica a prendere decisioni ed è propenso a rimuginare (pieno di dubbi, molto analitico)
Non tutti sanno però che l’ansia contiene elementi positivi e che non è una nostra nemica.
L’ansia andrebbe vissuta come una bussola, una messaggera, noiosa ma decisamente utile!
Nel nostro sistema nervoso l’ansia è aspecifica, quindi né positiva, né negativa. È un’allerta collegata ad un’emozione sottostante che attiva il nostro sistema simpatico.
Lo schema è il seguente:
STIMOLO – EMOZIONI – REAZIONI
Le emozioni sono i programmi affettivi che attivano i comportamenti e, quando vengono inibite, arriva l’ansia, utile per capire che stiamo appunto inibendo un’emozione e, di conseguenza, un’azione.
Quando non si riesce a comprendere il perché dell’ansia, è necessario “scomporla”. Spesso si generalizza e si mentalizza pensando cose tipo “come poteri non avere ansia? Come si fa a non avere ansia oggi? Mica posso cambiare lavoro, relazioni, amici proprio adesso…”
L’ansia invece va vissuta e capita perché solo quando si percepiscono le emozioni che stiamo reprimendo riusciamo a eliminarla dalla nostra vita.
A volte perdiamo di vista che nasciamo prima senzienti e poi pensanti… Prima ci sono le emozioni e dopo i pensieri, e ascoltare le nostre emozioni dovrebbe essere la priorità.
Già Freud parlava dell’ansia definendola come “nostra preziosa alleata”.
Ci sono quattro vie di scarico dell’ansia:
- muscolare (siamo agitati e tesi, subentrano infiammazioni)
- muscolatura liscia (somatizzazione involontaria, ci si sente tranquilli ma si ha la pressione alta, emicrania, colon irritabile, asma…)
- sistema nervoso (confusione, mancanza di concentrazione o memoria, sindromi vertiginose, formicolii, tachicardia, aggressività…)
- comparto neurologico (stanchezza cronica scaricata sul comparto motorio)
Per ogni via di scarico dell’ansia ci sono alcuni esercizi validi e semplici per comprenderla:
- se l’ansia si scarica a livello muscolare, bisognerebbe chiedersi dove, non evitare la tensione, viverla e aspettare che arrivi una risposta.
- se si somatizza è necessario focalizzarsi sulla sensazione fisica, accogliere il dolore e aspettare che arrivi il messaggio del corpo (a quel punto il dolore passa…)
- se è il sistema nervoso quello che viene toccato dall’ansia (cortocircuito) è consigliabile riflettere sul momento in cui compare, si possono fare esercizi di orientamento visospaziale (guardarsi intorno e nominare mentalmente tutti gli oggetti che si presentano allo sguardo), oppure procedere con l’esercizio del grounding (tenere i piedi ben saldi per terra e percepirli con radici), anche l’abbraccio (così come l’auto-abbraccio) è un gesto decisamente efficace in questo senso.
- se è il campo neurologico il punto focale, il consiglio è quello di fermarsi, respirare profondamente, essere presenti nel qui e ora, attivare il livello vago-ventrale (quello dell’anima).
Se l’ansia si dovesse scaricare a livello di tutti i sistemi, si deve partire con il “curare” il più profondo: prima quello nervoso, poi quello muscolare, infine il sistema simpatico.
Se si calma il corpo, la sensazione di allerta portata dall’ansia fisiologicamente diminuisce e si calmerà anche la mente. Come un palloncino a cui non si immette più aria.
Se si pensa meno l’ansia diminuisce.
Da non sottovalutare, come aiuto ad attenuare le forme di ansia, ci sono anche le pratiche di meditazione, di mindfulness, l’ascolto di musica, la pratica di forme artistiche… Insomma: curare l’anima è decisamente un ottimo modo per mettere a tacere l’ansia.
La sensazione di pace e armonia che consegue alla cessazione dell’ansia non è data dall’assenza di emozioni, ma dall’accettazione delle stesse.
“È nel momento in cui mi accetto così come sono che io divengo capace di cambiare” (Carl Rogers)
Giornalista e Counselor in formazione, sono una persona curiosa e amante dei viaggi nel mondo che ci circonda e in quello interiore. I miei studi umanistici e artistici mi hanno regalato la convinzione che l’arte in tutte le sue declinazioni possa essere una terapia efficace e un mezzo straordinario per la crescita personale, argomento a me caro da sempre.
Giornalista e Counselor in formazione, sono una persona curiosa e amante dei viaggi nel mondo che ci circonda e in quello interiore. I miei studi umanistici e artistici mi hanno regalato la convinzione che l’arte in tutte le sue declinazioni possa essere una terapia efficace e un mezzo straordinario per la crescita personale, argomento a me caro da sempre.