
Le regole sono braccia morbide e confortevoli che delimitano uno spazio in cui muoversi in sicurezza e proteggono da pericoli.
Qualche giorno fa, a un “grazie” detto a un nuovo amico su Facebook, come risposta ho ricevuto: “Perché mi dici grazie?”.
Quella risposta ha avuto su di me l’effetto di acqua fredda sul viso: inaspettata, diretta, salutare. Un ritorno improvviso al “qui e ora” e un invito ad alcune riflessioni.
Avendo alle spalle un’esperienza di studio biblico, la prima associazione è stata con gli ebrei, famosi per l’abitudine di rispondere facendo domande. Un aneddoto simpatico su di loro narra che alla domanda: “Come mai voi rispondete alle domande con altre domande?”, loro risposero: “Perché ce lo chiedi?”. A superarli i bambini. A mio parere i veri esperti in quest’arte.
Al proposito ricordo un episodio di una decina di anni fa circa. Nella pineta vicino casa avevano circoscritto una piccola zona con paletti e strisce sottili, poiché erano stati piantati nuovi pini. Passando di lì, mia figlia, cinque anni, era stata attirata dalle strisce di plastica di recinzione. Le dissi che si trattava di una zona vietata entro la quale non si poteva andare. La sua risposta, non proprio immediata fu:” E se io volessi andare?”. Acqua fredda sul viso anche in quell’occasione. Si trattava di una zona accessibile facilmente, delimitata perché vi erano piccoli pini ben visibili, ma nessun pericolo. Dieci anni fa trovai un modo per persuadere mia figlia a non oltrepassare quel limite, pur forzandomi poiché lo ritenevo eccessivo. Oggi mi comporterei diversamente. La prenderei per mano e la accompagnerei all’interno della zona vietata, la guiderei amorevolmente passo dopo passo nel nuovo territorio, starei attenta io per prima ai piccoli e delicati pini. Mi assumerei la piena responsabilità della scelta e delle azioni. Ci tengo a precisare che mi riferisco ad una zona che non presentava pericoli oggettivi e reali. In quel caso, il “no” sarebbe stato categorico allora e lo sarebbe ancora oggi.
Lavorando con genitori, mi sono resa conto che ancora in molti considerano poco “educato” il rispondere a una domanda con un’altra domanda. Alcuni bimbi che conosco ne parlano come fosse una regola imposta, ma fortunatamente in molti la trasgrediscono.
Credo, invece, che si tratti di una modalità di comunicazione efficace ed educativa e che il disagio della domanda sia solo in chi la riceve come risposta. Nell’esempio della pineta il disagio era mio, poiché io stessa non vedevo la motivazione delle transenne. Invece la domanda di mia figlia era fortemente educativa ( etimologia) per entrambe.
Le domande dirette, concise, autentiche, come quelle dei bambini, hanno la peculiarità di farci rivolgere lo sguardo verso l’interno e di condurre fuori ciò che è dentro. Di educare, appunto. La domanda diventa così la chiave di accesso alla nostra zona protetta interiore, delimitata, non conosciuta, magari agognata in segreto, ma vietata da dettami cristallizzati.
“Le regole sono volti”. Queste le parole di Sergio Mazzei (psicologo e psicoterapeuta) durante un seminario a cui ho partecipato. E la sua domanda: “Cosa fanno le regole quando vedono che tu non le segui?”.
Le regole sono braccia morbide e confortevoli che delimitano uno spazio in cui muoversi in sicurezza e proteggono da pericoli. Ogni famiglia ha le sue, rispettabilissime, basate su propri valori, su storie personali e su ciò che si considera pericoloso. Mi piacerebbe che tutte le norme fossero basate sul principio dell’amore e non sulla paura, che proteggessero davvero i bambini e non li limitassero nell’esplorazione protetta di altri spazi, fisici e psichici. Che li aiutassero a crescere. Per questo, penso sia tanto importante lavorare sul nostro comportamento di adulti responsabili, non solo genitori, sia quando le decidiamo, sia quando i bambini e i ragazzi non le seguono, non fanno o non pensano come noi abbiamo chiesto loro di pensare e agire.
Ricordando che il dono più grande che possiamo fare loro è quello di renderli adulti liberi e felici, realizzati e autonomi, che i bambini/ragazzi sono persone da amare e non comportamenti da cambiare, credo sia di vitale importanza adottare un atteggiamento amorevole, empatico, assertivo verso di loro. Il modo in cui reagiamo alle loro trasgressioni, quando ripetuto nel tempo, viene interiorizzato e si cristallizza in loro come voce e come volto, pronti a farsi vivi ogni volta che da adulti si troveranno al confine della loro zona di comfort. Basterebbe pensare a questo per portare l’attenzione sui nostri pensieri, sulle nostre parole, sul nostro atteggiamento, guardarci da fuori con gli occhi di bimbo e sentirci attraverso il suo cuore. Certamente non per piacergli, ma per essere credibili come adulti che hanno la presunzione di saper educare. Una voce dolce e ferma, e come cornice un volto sereno, veicolano un messaggio di amore, di interesse e di protezione. Un messaggio che verrà più facilmente ascoltato, perchè proveniente dall’anima, dai sentimenti, dal desiderare il bene e la crescita per l’altro.
“la comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima” (Henri Bergson).
Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.
Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.