
In quei momenti della giornata in cui mi fermo ad ascoltarmi, non posso fare altro che constatare la bellezza della vita e di ringraziare per i suoi doni: intuizioni, nuovi incontri, confidenze, sguardi parlanti, emozioni sussurrate e condivise. Anche idee, soluzioni e limpidezza di intenti e pensieri.
Proprio in quei momenti il mio cuore si quieta, si apre facendosi culla per me e per chi mi è vicino fisicamente o sottilmente. E ogni volta mi sorprendo a osservare come la vita abbia i suoi modi di prendersi cura di noi, se solo gliene diamo il permesso, proprio come farebbe un genitore amorevole. Quando viviamo con serena fiducia nella benevolenza della vita, possiamo essere certi che avremo ogni giorno di che meravigliarci e di che ringraziare. L’apertura di cuore è la chiave.
Tra i doni di cui parlo sopra ci sono i sogni, messaggeri della nostra interiorità, che ci mostrano aspetti di noi e della nostra vita che ci sfuggono a occhi aperti, oltre a offrirci opportunità di introspezione e crescita.
Un sogno recente che ho avuto il piacere e l’onore di ascoltare è quello di una mia cliente che, gentilmente, mi ha dato il permesso di condividerlo. Nel sogno lei è stanca, sfiduciata, non sa cosa fare. Sale su un’auto vecchia, molto spaziosa, guidata da un uomo, suo parente, che lei dice essere poco affidabile. Sale senza conoscere la destinazione del viaggio.
L’auto inizia a muoversi e, man mano che procede, accelera sempre più. Nel momento di oltrepassare il cancello, la donna scorge un pacco sul ciglio della strada, sotto un cassonetto dei rifiuti. Si tratta di un pacco che stava cercando da tanto e che non riusciva a trovare.
Felice di averlo ritrovato chiede all’uomo di fermarsi, ma lui sembra essere privo di sensi e non l’ascolta. La donna, spaventata, prende il volante tra le mani per dare direzione al cammino ed evitare di schiantarsi, ma non riesce a fermare l’auto in corsa perché il piede dell’uomo preme sull’acceleratore.
È un sogno ricco di spunti di riflessione, che vorrei in parte utilizzare affinché possano aiutarci a guardarci dentro, a fermarci in compagnia di noi stessi per chiederci: “dove siamo”, “come stiamo”, “dove stiamo andando”.
Ci sono momenti della vita in cui non è chiara la direzione da prendere, non è chiaro l’obiettivo da raggiungere, non si sa cosa si cerca, non si sa cosa si vuole. Questo stato di cose può renderci irrequieti e ansiosi, soprattutto se siamo soliti avere tutto sotto controllo.
Non sapere cosa si vuole ci fa contattare la nostra fragilità, la nostra preziosa fragilità. Si può scegliere allora di restare fermi ad aspettare che arrivi un’idea, un’ispirazione. Tante volte ho sentito dire: “Quando non sai cosa vuoi, fermati e aspetta“. Oppure “Quando non sai cosa fare, non fare nulla“. Il sogno pare indicarci un’altra via:
” Intanto muoviti! Inizia il viaggio. Spostati da dove sei. Non guardare i dettagli, non aspettare di sapere, di conoscere. Inizia a muoverti!“.
Ma non solo ci indica una via. Ci dà anche un suggerimento di osservazione, ci dice dove guardare, sia esso luogo fisico o interiore. Nel sogno il pacco che sto cercando da tempo è sotto un cassonetto dei rifiuti. Nello spazio materiale potrei pensare di andare a guardare in quei posti “dimenticati”, dove non guardo mai, dove ho riposto cose che ho usato e che non mi sono più utili, dove penso non possa esserci nulla. Potrei stupirmi nel trovare pacchetti, oggetti, lettere, libri, o qualunque altra cosa, e di realizzare solo in quel momento che si tratta proprio del “pacco che stavo cercando e che non trovavo“. E magari è stato proprio quel “pacco” la motivazione inconscia che mi ha messo in cammino pur non conoscendo la destinazione. Da un punto di vista psichico, invece, potrei chiedermi: “Cosa o chi sto rifiutando nella mia vita?“. “Quale pensiero, idea, situazione, intuizione, emozione, esperienza, etc… sto rifiutando?” E lascio che emerga la risposta. In ciò che emerge c’è “il pacco” di cui parla il sogno.
In fondo, nel nostro cuore, sappiamo bene quando incontriamo qualcosa o qualcuno che avevamo perduto. Era solo nascosto, invisibile ai nostri occhi, ma il solo scorgerlo, anche solo da lontano, ce lo fa riconoscere. Le emozioni che sentiamo in quel momento ne sono la prova.
Può succedere, a detta del sogno. che l’auto abbia acquistato una tale velocità da non riuscire a fermarsi. In altre parole, che siamo così presi dall’andare avanti, dal correre, dalle cose da fare, ma anche da una intensa attività mentale, che non riusciamo a fermarci, pur riconoscendo che sia la cosa più sensata da fare, oltre che una forma di amore verso noi stessi.
Ma prima c’è un altro passaggio.
L’uomo non ascolta la richiesta della donna che chiede di fermarsi. Nel sogno e nella vita, uomo e donna sono due aspetti psichici di noi, presenti in ogni essere umano. Il maschile è la nostra parte razionale e logica, corrispondente all’emisfero sinistro del cervello, mentre il femminile è la nostra parte intuitiva e analogica, corrispondente all’emisfero destro. Questo mi dice che a impedire all’auto di fermarsi, non è tanto il piede sull’acceleratore, quanto una mancanza di armonia e comunicazione tra femminile e maschile.
La logica che non dà ascolto all’intuizione. E continua a correre, a seguire i suoi schemi, anche quando è sfinita, priva di sensi, quasi per abitudine e inerzia, visto che ha solo il piede sull’acceleratore. Sembra quasi che la sua funzione si riduca, a questo punto, a correre.
Ricordare un sogno, osservare più da vicino la nostra condizione, avere una chiara visione di come ci stiamo muovendo nella vita, non basta. Occorre poi agire per migliorare la nostra vita.
Il cuore del sogno è l’ascolto interiore. Ogni persona e cosa presente nel sogno parlano di me. Lì fuori non c’è nessuno che non mi ascolta. L’altro, uomo o donna che sia, nel sogno come nella realtà, mi rimanda nudamente quale atteggiamento ho verso me stesso e verso gli altri. Quando avverto che qualcuno non mi ascolta, sto osservando quanto io non mi ascolti, quanto io sia poco connesso con la parte più profonda di me. Ed è questo il motivo per cui in alcune fasi della vita”non so cosa voglio”.
Se ci troviamo in un momento di vita simile a quello raccontato sopra, se siamo in una situazione in cui avvertiamo di correre freneticamente, di ripetere abitudini che sappiamo essere nocive, se abbiamo la sensazione che qualcosa ci sfugga, possiamo scegliere di prenderci cura di noi, iniziando dall’ascolto, rallentando, o, per utilizzare un termine usato dalla giornalista francese Véronique Aïache nel suo libro “L’arte della lentezza“, decelerando.
“Decelerare equivale a diminuire la velocità senza interrompere il viaggio o abbandonare la strada maestra. Significa restituire alla mente e al corpo il loro ritmo, godersi pienamente la durata, lasciare che il piacere del momento presente (ri)svegli la coscienza. Vuol dire anche schiarirsi le idee, avere la mente sgombra da tutti i pensieri opprimenti che ci impediscono di avanzare. Insomma, decelerando ci mettiamo nella condizione ideale per approfittare di quanto è indispensabile per noi e non per gli altri.”(Véronique Aïache).
Alcune piccoli suggerimenti per iniziare a decelerare e ad ascoltarsi li trovate in questo articolo.
Ognuno può trovare, o meglio, riconoscere il suo personale modo. Intanto accorgersi di correre è un primo passo importante e fondamentale, non scontato.
Occorre poi la volontà, perché “Non c’è miglior chiave che la volontà di aprire una porta” (Hasier Agirre). Una porta per una vita più serena, autentica perché allineata con la nostra parte più vera, a cui possiamo accedere soltanto ascoltandoci.
Inoltre, per onorare il sogno che è arrivato fino a noi attraverso la gentilezza e l’apertura di una persona a me molto cara, perché non iniziare a guardare nei nostri spazi fisici più vicini, quelli della casa dove viviamo? Accogliamo il suggerimento offertoci, e andiamo a rivisitare gli spazi più nascosti della nostra casa, quelli dove non guardiamo da tempo. La casa è uno specchio della nostra interiorità. Occuparci di lei è una forma di meditazione, di ascolto e, come il sogno suggerisce, di ri-trovamento di parti preziose di noi stessi che non aspettano altro che essere riabbracciate.
E non dimentichiamoci di “vivere per i piccoli miracoli, nascosti in certi attimi” , come ci invita a fare la canzone dei Tiromancino. Buon ascolto!
Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.
Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.