
Mi sento proprio così, “una rana bollita”, quando la paura si presenta e mi attorciglia i pensieri, la mente.
L’immagine del povero anfibio lessato paragonata alla sensazione che porta con se’ la paura l’ho presa a prestito dal libro di Marina Innorta, sociologa appassionata di psicologia positiva, in cui scrive della propria esperienza personale a quattrocchi con l’ansia e la paura.
Di tutte le emozioni primarie di cui siamo dotati, la paura è una delle più antiche e potenti. Le emozioni sono fondamentali per la nostra sopravvivenza ed è proprio grazie alla paura se i nostri antenati sono scampati in situazioni di vita estreme avendo a disposizione pochi strumenti se non, per l’appunto, questa emozione primordiale da usare come radar congenito per rilevare pericoli e mettersi in sicurezza. L’evoluzione quindi ci ha dotato di questa emozione innata che si attiva in diverse situazioni, come nel caso di stimoli molto intensi quale il dolore o il rumore, o davanti a persone o eventi sconosciuti, ancora come una situazione inquietante o rischiosa. La paura si manifesta fondamentalmente con un battito del cuore impazzito. Anche qui, questa reazione fisiologica del nostro corpo all’emozione ha una spiegazione logica. Il cuore battendo più forte spinge molto più sangue in tutti i distretti dell’organismo, quelli in cui ci sono i muscoli che devono essere pronti a scattare per seminare un potenziale pericolo, e in tal modo ci si prepara alla fuga. Le cose si complicano se non consumi tutto l’ossigeno che ti arriva nei muscoli magari correndo, ma rimani fermo, impietrito dalla paura, e allora tutto quel lavoro in più del cuore non serve, anzi ti reca disturbo. La paura trasforma anche il volto. Emblematico è l’espressione del volto dipinto da Munch nel suo quadro famoso “L’urlo”: bocca e occhi spalancati, il viso che racconta del terrore provato dentro.
Le reazioni alla paura possono essere la fuga per scappare da ciò che ci spaventa, il congelamento sul posto aspettando che il pericolo passi, e lo svenire per proteggerci dall’intensità con cui l’emozione ci attraversa.
La paura ha mille sfumature che passano da una semplice apprensione, inquietudine ad una angoscia se non addirittura terrore, per trasformarsi a volte in ansia o fobia. C’è anche da dire che questa emozione può accendersi per qualcosa che viviamo nel qui ed ora o attivarsi per il solo pensiero di quello che potrebbe succedere e che sentiamo minaccioso.
Vi dicevo all’inizio della rana bollita. Ebbene, la paura , o nel dettaglio una ansia diffusa capillarmente in tutto il corpo, è una emozione che da vent’anni a questa parte mi fa compagnia. Ho imparato non solo per sopravvivere, ma anche per raggiungere un grado di benessere, a gestire e a convivere con questa emozione. Per me è più l’incertezza del futuro che mi rende ansiosa che non l’affrontare direttamente un ostacolo che ho davanti o una prova quotidiana.
E anche il senso di non poter tenere sotto controllo ogni evento della mia vita ( e anche delle persone a cui voglio bene) mi spaventa portandomi a pensieri contorti e ricorrenti rasentando la ruminazione. Mi consola la riflessione di Kierkegaard :
“se l’uomo fosse una bestia o un angelo non sarebbe in grado di provare ansia. Dato che è sia bestia che angelo, può essere ansioso e maggiore è l’ansia, più grande sarà l’uomo”.
L’abilità di preoccuparsi del futuro va di pari passo con l’abilità di programmare il futuro, e pianificare il domani ( insieme con il ricordare il passato) è ciò che genera cultura e ci distingue dagli animali.
Per Freud le minacce che producono più ansia non si trovano nel mondo circostante, bensì sono radicate profondamente dentro di noi nella nostra incertezza rispetto alle scelte esistenziali che compiamo e nel timore della morte.
Fatto sta, che ogni tanto mi sento come una rana bollita, inerte e senza forza mentale, in balia di pensieri catastrofici…
Però ho raggiunto la consapevolezza, grazie ad approfondimenti teorici, studi, grazie alla mindfulness, che questi momenti di paura “immotivata”, passano, occorre attraversarli, guardarli in faccia e magari condividerli ad alta voce con qualcuno. Ho imparato che c’è un elemento che fa la differenza tra la preoccupazione fine a se stessa e quella orientata a risolvere un problema, cioè la fiducia, quella nelle mie capacità di affrontare e risolvere le situazioni problematiche, che mi incutono paura. Può essere di aiuto per aumentare la fiducia nelle nostre probabilità di agire in modo adeguato e non affogare nella paura, fare un esercizio di memoria di tutte le prove che abbiamo superato e magari registrarle in un diario delle preoccupazioni quotidiane. Allora ci accorgeremo quanto siano esagerate, sproporzionate le nostre ansie e che ce la caviamo alla grande.
Kierkegaard continuava il suo pensiero citato sopra che
“colui che ha imparato opportunatamente a stare nell’ansia ha appreso la cosa più importante”. Imparare opportunamente a stare nell’ansia…Bene, ci sto provando.
Nata a Crema il 14/10/66, Laurea in giurisprudenza conseguita presso la Statale di Milano, Master in pratica forense presso La Statale di Milano, Dal 2005 al 2010 insegnante di diritto e economia alla scuola superiore, varie esperienze come coordinatrice di centri estivi, per due anni coordinatrice di una struttura di accoglienza donne maltrattate, diploma in counselling presso la scuola Sintema di Bergamo, certificato di frequenza del corso annuale di Gestione dei gruppi, diploma operatrice mindfulness protocollo MSBR..
Nata a Crema il 14/10/66, Laurea in giurisprudenza conseguita presso la Statale di Milano, Master in pratica forense presso La Statale di Milano, Dal 2005 al 2010 insegnante di diritto e economia alla scuola superiore, varie esperienze come coordinatrice di centri estivi, per due anni coordinatrice di una struttura di accoglienza donne maltrattate, diploma in counselling presso la scuola Sintema di Bergamo, certificato di frequenza del corso annuale di Gestione dei gruppi, diploma operatrice mindfulness protocollo MSBR..
La rana bollita.. rende l’idea senz’altro e devo dire che mi ha provocato anche po’ di disgusto. La paura ti blocca, ma in effetti se riesci a stare con l’ansia ad esserne consapevole, hai già fatto una gran cosa.
Bell’articolo, brava!