
A volte ciò di cui abbiamo più bisogno è ciò che la nostra mente chiama “perdita di tempo”.
Qualche giorno fa parlavo con tanta serenità e leggerezza con una persona conosciuta da poco per lavoro. Sembrava di essere entrambi ospiti di uno spazio non spazio e di un tempo senza tempo, dove tutto fluiva nella più serena naturalezza. Nessuno sforzo per pensare alle parole più belle da dire, alla paura di ferire o al desiderio di piacere. Nessuna intenzione di ottenere qualcosa, di trasmettere convinzioni, nessun obiettivo. Ma tanta, tantissima attenzione all’ascolto, tanto “stare bene con se stessi e assieme” in quel preciso istante, e conseguentemente un’alchimia che si andava sviluppando da sola, senza il nostro intervento, senza controllo o volontà di far accadere qualcosa di specifico o di modificare ciò che stava avvenendo. Improvvisamente uno squillo del telefono ci ha ricondotti nella routine, e la prima frase detta dal mio interlocutore è stata: ”Oddio, stiamo perdendo tempo!!!”.
Mi ha colpito molto questa esclamazione. Poteva dire che si stava facendo tardi, che aveva altri appuntamenti. Invece ha istintivamente parlato di perdita di tempo. Non un tempo noioso, faticoso, ma uno buono e sano in cui ci eravamo trovati e nutriti a vicenda. Se anche in quel momento non ci si poteva fermare di più, per ovvi motivi legati al lavoro, proprio in quegli attimi ho avuto il privilegio di conoscerlo davvero, ho potuto guardare la sua bellezza al di là del ruolo impeccabile che riveste. Proprio nel momento in cui si è distratto dal suo fare efficiente, scrupoloso e diligente, è emerso qualcosa che forse ha stupito anche lui. E’ come se si fosse aperta una porta su una stanza interiore di tenera semplicità, generando empatia. Una stanza che invitava gentilmente ad entrare per essere conosciuta.
“Perdere tempo con se stessi è un modo di amarsi” ( Robert Escarpit ).
Tante volte riempiamo le nostre giornate con impegni che si susseguono uno dopo l’altro. E pare siano tutti urgenti. Non mi riferisco solo al lavoro così come lo intendiamo comunemente, ma anche a una serie di attività quotidiane, alcune anche di svago, che pare proprio non possano attendere, non possano essere neanche delegate. Per molti, essere continuamente impegnati è diventato uno stile di vita, e fermarsi o rallentare risulta improponibile. Nell’espressione: “Non ho tempo neanche per respirare!”, trovo una possibile risposta all’incessante corsa.
Forse, a fermarci ci accorgeremmo che il respiro, il soffio vitale che ci accompagna da sempre, esiste e svolge la sua funzione senza il nostro intervento diretto. E che il tempo lo accoglie indipendentemente dal nostro controllo. Il respiro è vita. Per la proprietà transitiva non aver tempo per respirare è come dire non avere tempo per vivere. E allora, di cosa abbiamo paura quando riempiamo meccanicamente e inconsciamente lo spazio di cose e il tempo di attività? Di cosa ci accorgeremmo rallentando la corsa o fermandoci? Come sarebbe scoprire che non siamo così indispensabili?
C’è un unico modo di scoprirlo. Provare. Regalarsi piccole pause di relax nei luoghi interiori della nostra anima, costruirsi oasi di rilassamento per farsi raggiungere da energie nuove o dare nuovo vigore alle conosciute.
Per chi è abituato a ritmi frenetici di lavoro, può essere inizialmente difficoltoso. La giornalista e scrittrice francese Véronique Aïache, nel libro “L’arte della lentezza” suggerisce di praticare allenamenti alla pausa, di non più di cinque o dieci minuti al giorno. Inoltre, dopo una settimana, di porsi queste domande:
- Cosa ho scoperto?
- Cosa mi hanno insegnato queste brevi pause?
- Come mi sento da quando ho iniziato questo esperimento?
Se le risposte sono soddisfacenti, propone di continuare a porsele ogni volta che ci si concede un momento per se stessi, e monitorare costantemente lo stato di benessere raggiunto.
Dunque, per imparare a fermarsi occorre esercitarsi, proprio come faremmo in palestra. Una volta resa la pratica della pausa un’abitudine, non sarà più necessario programmarla perché occuperà un suo spazio nella quotidianità.
Alcuni esempi di ispirazione per iniziare a donarsi dolcemente del tempo, da cinque a dieci minuti al massimo, sono riportati nel libro della Aïache.
- Dare spazio al silenzio
Spegnere qualunque tipo di dispositivo che ci connette con l’esterno (TV, cellulare, PC, tablet), spostarsi in un luogo tranquillo dove si è certi di non essere disturbati, assumere una posizione di comodità, chiudere gli occhi e… null’altro. Non porsi alcun obiettivo. Cercare di farlo ogni giorno. - Cambiare aria
Il tempo della pausa è un tempo di riposo, non necessariamente un tempo di inattività. Se il luogo di lavoro lo consente, sarebbe benefico uscire all’aperto, ma se questo non è possibile, spostarsi in un altro posto, in una sala relax, sfogliare una rivista, affacciarsi alla finestra, etc… - Leggere per evadere
Immergersi nelle pagine di un libro che ci appassiona è un ottimo modo per allontanarsi dalla realtà e fare una pausa. - Una pausa musicale
Tenere a portata di mano, sullo smartphone, una playlist dei propri brani preferiti, aiuterà ad entrare in un’atmosfera magica di calma e benessere.
Sono idee pensate per chi si sente sopraffatto dai tanti impegni. Ripeto, per iniziare a seminare quelle che, con pazienza, costanza e perseveranza, diventeranno sane abitudini, spazi sacri di connessione e amore per se stessi.
Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.
Counselor Relazionale Media-Comunicativo ed esperta in comunicazione efficace. Il mio lavoro è “accompagnare” le persone nel viaggio dentro se stesse alla ricerca delle proprie risorse, e sostenerle nella conquista della propria autonomia. Lavoro soprattutto con genitori che desiderano migliorare la relazione con i propri figli, e con le coppie che attraversano momenti di disagio e vogliono intraprendere un cammino di crescita interiore per trasformare la loro relazione.