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aspettare aspettative affrontare il ritardo con ironia

A chi non è capitato di subire un ritardo? Un appuntamento, un incontro a cui ci presentiamo in “perfettissima” puntualità e poi lì ad attendere per un tempo indefinito e provare un certo disagio.

Ho letto con vivo interesse molti articoli sui motivi del ritardatario, non considerando il ritardo come un evento che interagisce su due soggetti: il ritardatario e colui che aspetta. Cercare i motivi del ritardo è effimero zucchero filosofico costellato di creatività e irrazionalità, come in un libro di fiabe con una marea di illustrazioni, metologie di risposta, analisi e indagini di comprensione del fenomeno. Tutto molto interessante e meritorio su questo tema a me molto caro, ma vorrei osservare l’altra parte: chi subisce il ritardo.

Essendo argomento di introspezione, e di facile quotidianità, cercherò di scrivere nel modo che ritengo più consono alla sua visione e un modo per affrontarlo: l’ironia e la leggerezza.

In questo simposio allegorico che scivola tra le dita di una tastiera, mi riconduco ad eventi e fatti  accaduti. Una spinta è nata da uno sfogo, un accadimento con oggetto un ritardo.

Costruisco una illustrazione romanzata e sarcastica dei miei amici ritardatari: per chi vorrà leggere tra le righe, forse anche un momento di riflessione e una visione di alcune dinamiche interiori che muovono atteggiamenti, comportamenti e reazioni.

Conosciamo un po’ il nostro soggetto: la ritardataria. Perchè al femminile? Ho in mente una persona ben precisa che è stata la mia eureka e musa per questo articolo.

In generale la ritardataria è descritta con accenti medico scientifici da cui mi terrò ben lontano. Possiamo osservare che ce ne sono tipi diversi, ve ne darò un breve cenno:

La ritardataria sotto stress: meglio non risolvere il problema, aggiralo!
La “Ritarda – me la tiro”: faccio ritardo cosi chi mi attende, mi desidera o mi tiene in considerazione.
La procrastinatrice: “Sto arrivando!” ma c’è sempre un presunto impedimento. Arriverà? Boh!
La anti-Kairos senza cognizione del tempo: vive in un mondo parallelo fatto di tempo circolare in cui si perde… non sappiamo bene se ne uscirà.
La ritardataria creativa. Succedaneo del suo tempo è migliore del mio. Vivendo sulla stessa Terra ho i miei dubbi. Chiederò numi alla fisica quantistica e ad Albert Einstein… di persona!

E tanti tanti altri.

L’aspettatore, definito così con licenza poetica, subisce un vero e proprio moto interiore. Escludiamo i pacifici, gli imperturbabili e i beati, dotati di uno dei più grandi poteri dello psichismo umano: “lo sticazzi” applicato alla interazione delle relazioni umane. A mio avviso questa sarebbe una delle soluzioni migliori, per chi invece non prende in considerazione questo modo di interpretare la vita andiamo avanti.

Nell’aspettatore le emozioni che arrivano e l’emotività che fa il suo decorso lo mettono alla stregua di disparate sensazioni: non ha rispetto di me, mi arrabbio, mi fa pensare che non gli interessa qualcosa per me importante, non sono importante per lei, mi sento abbandonato, preso in giro e tanto altro.

Interessante indagare su quale parte di noi prenda il sopravvento e quale dinamica reattiva si insaturi. Questo per me è il punto più interessante perché, al di là dell’insegnamento dell’esperienza, farò luce su un aspetto di me.

Vediamo cosa facciamo quando subiamo un ritardo, cosa si muove dentro e come affrontare questi momenti di attese. In realtà la domanda più interessante è “quante aspettative ho messo prima e come mi considero nel momento presente?

Quando aspettiamo possiamo vedere un po’ quello che accade in noi.
Molte sensazioni o emozioni si faranno sentire, osservarle potrebbe essere un buon esercizio che ci aiuterebbe a comprendere un po’ di più come siamo fatti, ad esempio se le sensazioni sono rivolte verso se stessi o verso l’altro. Mi sentirò inadeguato, non rispettato, invisibile? Mi sentirò arrabbiato con me stesso per aver dato un’opportunità o fiducia? Vivrò una sensazione di abbandono, incuria, pretesa, offesa?

Forse non era quello che ci aspettiamo da quel momento ma è possibile chiedersi: quale aspettativa nutrivo?

Se le aspettative sono il fardello più ingombrante potergli dare attenzione ci può aiutare anche in altri momenti.
Torniamo un attimo alla ritardataria; in fondo vive il suo momento, le sue abitudini e il suo mondo, essendo diversa da me! Si capisce che il motivo del ritardo vero o verosimile non è “controllabile” e ci mette in dinamica.
Forse è una strategia, una discrepanza cosmica dell’universo, un adattamento o un vero e proprio imprevisto.

Già questa considerazione ci può porre nella possibilità di passare dall’aspettativa all’attesa.

Motivandoci di Santa Pazienza e godendoci il momento prezioso, se non altro per fare chiarezza e trarne vantaggio; concederci un qualcosa di leggero e fugace da fare (io sono di quelli che porta sempre un libro con sé). Il momento introspettivo è importante e ci dice tanto di come viviamo le relazioni.Vorrei tenere fede all’incipit ironico del post richiamando alcune ardite soluzioni per disinnescare la ritardataria, in particolare quella cronica, ovvero la professionista e abituè de le: “j’arrive”:

  1. Faccia di bronzo: far finta di nulla, non alimento e non entro nel gioco delle scuse della vittima, non do attenzione al ritardo e alle motivazioni della ritardataria;
  2. “legge del taglione”: ai ritardatari incommensurabili rendo tanto ritardo quanto me ne danno. Ad esempio: appuntamento alle 16, lei arriva alle 16:30, non mi faccio trovare e arrivo alle 17;
  3. Assoluta: non mi faccio trovare;
  4. Ramanzina: iperbolica, teatrale o tragico romantica, ironica o rabbiosa;
  5. Imbarazzo: plateale manifestazione di presa per i fondelli in luogo di persone conosciute;

E poi all’infinito.

Quale ti è piaciuta di più?
Anche qui osserverai cosa muove la risposta: vendetta, contrapposizione, affrancazione, strategia, sfogo, vittimismo…

Nessuna di esse potrebbe essere una buona soluzione per una buona mediazione. Forse è una delle possibili scelte.

Ritengo il dialogo e l’esprimersi chiaramente, evidenziando i propri sentimenti e il malessere generato, siano un tentativo fattibile e interessante da percorrere.

Certo è che certi ritardatari non cambieranno, se non per propria volontà, quindi è un lavoro di competenza dell’altro.
Un buon modo di cambiare la situazione futura è la gestione del ritardo: avvisando il ritardo.
Questo è un esercizio, sottile e generoso, infatti limita le azioni del ritardatario e attenua i nostri moti interiori. Impegnarla in una forma di puntualità, già risolve alcune increspature e costruisce una comunicazione efficace.
Sta a noi accettare o meno i comportamenti del ritardatario, depotenziando volutamente il “potere” del ritardo o le scuse che sono per lo più di circostanza. Questo è un modo anche di scoprire nella personalità, o maschera abituale dell’altro, un insegnamento valido per noi. Davvero ritengo che prendere la vita con ironia, ridere degli accadimenti e affascinarci della bizzarria e follia offerti dalla vita  sia una balsamo per i nostri umori, rimurginamenti e “pippe mentali”. Non ritardiamo ancora da questo piccolo momento di riflessione. Siamo puntuali con noi stessi.

Infine un video per farci una bella risata.

Luca Battaglia

Counselor Relazionale e Mediatore abilitato. Le consulenze sono dedicate a coloro che vivono situazioni di disagio. Facilitatore della comunicazione per riscoprire e potenziare le proprie risorse per l’accrescimento personale, raggiungere obiettivi desiderati dal cliente. Consulente Relazionale e Sessuale, rivolto a coppie e singoli nell’ambito dell’educazione, prevenzione e gestione del disagio sessuale non patologico; mediazione tra partner, presa in carico di situazioni conflittuali. Si effettuano consulenze inerenti la definizione dell’identità sessuale (identità di genere, orientamento sentimentale e sessuale, ruolo di genere), delle coppie (monogame, non monogamia etica, poliamore ecc). Servizio di coaching e percorsi dedicati. Fondatore e presidente della APS Cambiamenti operante nella divulgazione sulla differenza di genere, con particolare attenzione al maschile nelle relazioni.

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