
Sorpresa, un’emozione che va e viene di fretta che si fatica ad acciuffare e tenere in sé ma prende forme nuove, associandosi dopo la sua scintilla ad altre emozioni e sensazioni.
MODALITA’ AEREO (Un racconto con sorpresa di una breve vicenda attualmente in corso nella mia vita)
Ho iniziato una nuova esperienza lavorativa nel campo socio-educativo. Da circa tre mesi sostituisco un educatore presso una fondazione e svolgo mansioni educative che hanno come obiettivo l’autonomia dell’utente.
Mi Domando:
Come posso compensare al meglio l’assenza del collega?
Come svolgere in modo adeguato la mansione tecnica che mi è richiesta?
Il tempo previsto in questa realtà è piuttosto breve e prosegue a piccoli rinnovi. Le informazioni da raccogliere sono molteplici e si susseguono rapidamente. Gli interventi educativi sono vari e diversi tra loro, personalizzati ad hoc per ogni singolo utente.
Nonostante abbia la consapevolezza di rimanere presso la Fondazione per un tempo limitato, sono tuttavia coinvolto nelle riunioni d’equipe e assorbito dalle dinamiche del Team stesso e dalle singole persone che lo formano.
Sono provvisorio, capita di essere un jolly tra i servizi offerti e sono a tempo, condizioni per cui posso sostituire l’assenza del collega, soddisfacendo così l’offerta di lavoro ,ma vivere paradossalmente, uno tempo di lavoro “disinvestito” dalla sua stessa natura precaria. Succede che nei primissimi momenti di questa nuova avventura mi domando di nuovo:
Mi voglio davvero inserire nel nuovo contesto professionale con il mio “vecchio” bagaglio d’esperienza?
Come mi sento ad inserirmi attraverso un approccio tecnico che, con le mie modalità, porterà il lavoro a termine?
Questa modalità da “ vecchio bagaglio” è sicura e certa, inserisce la mia persona nel nuovo centro con un abito “tecnico” portatore delle mia esperienze e competenze.
Mi accorgo, sin da subito, che la modalità sicura con cui mi sto presentando per inserirmi genera in me irrequietezza, prestazione, iper-attenzione e una lieve forma di disagio con me stesso.
Il disagio che si genera nel sentirsi come una “vecchia guardia”, si associa alla frustrazione che tale riconoscimento, in un gruppo di nuove persone non può avvenire.
In campo non va il tuo Curriculum ma la tua persona. Il mio “chi sono” è di nuovo sconosciuto e il mio status guadagnato nel tempo, non ha lo stesso valore maturato precedentemente.
Dunque, qual è la mia figura qui? Qual è la mia reazione all’interno di questo nuovo luogo lavorativo?
Vengo osservato e valutato con la consapevolezza che in gioco potrebbe esserci una possibilità di continuità lavorativa e sicurezza economica?
Posso provare a conciliare il mio format in un nuovo team, tenendo stretto ciò che porto e che vorrei fosse visto e riconosciuto?
Certo che potrei e forse mi riuscirebbe anche bene. È una modalità e una possibilità d’inserimento, ma anche una maschera che può essere usata e che non rispecchia e rispetta chi sono IO oggi.
Scelgo una posizione e un abbigliamento comodi per me?
Pantaloni che tolgono il respiro, t-shirt che mostrano i muscoli non rispecchiano emotivamente, L’Ivan di oggi.
Scelgo di entrare in questo flusso caotico portando il mio ordine?
Mi sono approcciato verso questo nuovo luogo di lavoro con tutta questa serie di interrogativi che hanno creato un moto irrequieto nella mente e nel corpo.
Le mie esperienze e i miei studi mi hanno insegnato che solo con serenità posso abbassare le mie difese, ridurre il rischio di “sbagliare”, e commettere l’errore che, a mio avviso, è in assoluto il più grande: quello di non essere libero di essere me stesso.
Questo muro di difesa deve essere necessariamente abbassato, affinché io possa inserirmi in questo contesto come vorrei, con la mia vera personalità.
Sin da subito, dopo queste numerose domande in cui cerco dove collocarmi, scelgo di scegliermi. Incontro prima di tutto me stesso, incontro volti, persone, storie personali nuove con cui instauro relazioni socievoli e professionali.
Ora mi sento a mio agio, disinvolto, libero e senza la paura del “dover essere”. Accantono modi di essere meccanici e robotici lasciando spazio a sorrisi, ironia, simpatia, affetto e il piacere di condividere delle ore insieme.
Con questa breve esperienza personale ho cercato di trasmettere un’emozione primaria: la sorpresa.
Sorpresa! Un’emozione che va e viene di fretta che si fatica ad acciuffare e tenere in sé ma prende forme nuove, associandosi dopo la sua scintilla ad altre emozioni e sensazioni.
La sorpresa che ho vissuto è quella di essermi inserito nel nuovo luogo lavorativo a petto sgonfio e palmo aperto, pacato e certo di me.
MOTIVAZIONE, AUTOSTIMA, SICUREZZA, PIACERE DI ESSERE SE’ STESSI sono i nutrimenti conseguiti dall’emozione primaria che si è accesa alla fonte: SORPRESA!
Nasce in me la seguente riflessione: Sta nella natura di ogni cosa nuova il non sapere né come sarà né dove ci porterà.
L’incertezza, la sensazione di trovarsi di fronte all’ignoto e all’inesplorato, conduce ad un certo grado di angoscia e, più ti aggrappi a ciò che sei stato, meno sarà possibile scoprire ciò che puoi davvero essere. L’esperienza clinica indica che gli esseri umani tendono a reagire con sospetto a qualsiasi novità, che ogni cambiamento viene sperimentato come un attentato allo status quo, che la paura di uno sconvolgimento esterno è tale da farci aggrappare tenacemente a pregiudizi sorpassati o a vecchi schemi di comportamento.
Nella nostra era tecnologica, siamo più che mai costretti ad adattarci a nuove situazioni, ma tendiamo ugualmente a opporre resistenza al cambiamento poiché, sia come individui che come gruppi sociali, abbiamo paura di affrontare le implicazioni e i cambiamenti che dovremmo apportare alla nostra vita interna ed esterna.
SORPRESA, dicono dei saggi, è un’emozione che genera emozioni.
Io condivido a pieno questo dato emotivo. Penso che dovremmo misurare e dare valore alla nostra quotidianità, cogliendo il senso di SORPRESA che è presente nelle nostre giornate. Quest’emozione brucia in fretta e si spegne rapidamente se non viene alimentata.
Suggerisco di nutrirla e darle la possibilità d’essere.
Attraverso questo articolo vorrei suggerire di nutrire questa emozione, offrendoci la possibilità di lasciarci sorprendere e far sì che agisca e si scateni. Come? In modo semplice, spingendoci a guadare dentro noi ed osservare ciò che ci circonda, creando un contesto di vita che ci permetta di meravigliarci ancora. Come nell’esperienza professionale che sto vivendo, è necessario svestirci della maschera sicura e lasciar agire il nostro modo di essere.
Quando è tanto che non senti questa sensazione chiediti, perché? cosa puoi fare per afferrarla? Qui sopra ho provato a descrivere ciò che è accaduto a me, come io stesso sono stato la SORPRESA dell’emozione in questione.
Ecco perché il titolo “Modalità aereo” intende disinserire il pilota automatico e navigare manualmente, utilizzando i nostri sensi come fossero una bussola e il nostro corpo come eco di risonanza da ascoltare.
Voglio concludere con una filastrocca, a mio avviso valida anche nell’età adulta, di una scuola primaria (Qui la versione cantata):
MI SORPRENDO
DUE OCCHIETTI SPALANCATI
MI PERMETTONO DI GUARDARE
VEDO I FIORI NEI GIARDINI
E SUI RAMI GLI UCCELLINI
SUL VISO GUARDA CASO
HO ANCHE UN BEL NASINO
TRA GLI ODORI SEMPRE STA
CURIOSANDO QUA E LA’
TUTTO SENTO, SAI PERCHÉ’,
HO DUE ORECCHIE CHE SON PER ME
PRONTE SEMPRE AD ASCOLTARE
OGNI TIPO DI RUMORE
CON IL GUSTO IO SO DIRE
QUESTO E’ DOLCE E QUESTO NO
E DISTINGUERÒ IO SO
SE è BUONO OPPURE NO.
CON LE PICCOLE MANINE
MILLE COSE POSSO FARE
CONOSCERE E SALUTARE
ED ANCHE ACCAREZZARE.
La mia formazione pedagogica e psicologica nasce dal presupposto che, le Equipe e le singole persone andrebbero considerate e sostenute nelle loro fasi di vita. Il sostegno a cui le persone, o i Team, possono cercare ed incontrare deve essere accessibile, popolare e disponibile.
La mia formazione pedagogica e psicologica nasce dal presupposto che, le Equipe e le singole persone andrebbero considerate e sostenute nelle loro fasi di vita. Il sostegno a cui le persone, o i Team, possono cercare ed incontrare deve essere accessibile, popolare e disponibile.